Cilento

Capaccio: Comune non si costituisce in giudizio per sversamenti in mare, è polemica

"La cittadinanza, quella onesta, si ritrova con un pugno di mosche"

Redazione Infocilento

6 Novembre 2019

CAPACCIO PAESTUM. “Lo sversamento in mare di liquami del 13 di agosto si è risolto a favore dell’inquinatore a danno degli operatori balneari, degli operatori turistici e naturalmente a danno dei cittadini che avevano sperato in un cambiamento di rotta rispetto al passato”. Lo dicono i Cittadini 5 Stelle di Capaccio Paestum. Il Tar Salerno, infatti, nei giorni scorsi ha accolto il ricorso di un imprenditore per l’annullamento dell’ordinanza del Comune pubblicata al fine di eliminare gli inconvenienti igienico sanitari che avrebbero portato degli sversamenti in mare in località Ponte di Ferro.

“Alla luce dei dati concreti il ricorrente si trova ad essere al momento inciso dall’immediata esecuzione dell’ordinanza, che imporrebbe alla parte istante non solo la richiesta all’Autorità Giudiziaria del dissequestro di tutti gli elementi sequestrati all’interno dell’ azienda (fori, tubazioni, pozzetti, condotte, canalette e quant’altro, che consentono il convogliamento dei reflui zootecnici e delle acque di lavaggio dalle zone di allevamento nel canale adiacente), ma anche l’eliminazione definitiva di tutte le opere ritenute fonti di inquinamento, ai sensi dell’art. 247 del D.Lgs. n. 152/2006, per l’esecuzione degli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale delle aree, anche al fine di impedire l’ulteriore propagazione degli inquinanti ed il conseguente peggioramento della situazione ambientale”, si legge nel provvedimento del Tar.

Insomma secondo i giudici il ricorso può essere accolto purché “venga accertata, nel sito dell’azienda agricola in questione, nel termine di 3 giorni dalla comunicazione e/o notificazione del presente decreto, da parte della competente ARPAC Campania non solo la concreta chiusura del presunto scarico abusivo, ma anche l’insussistenza di qualsiasi altra opera o scarico che possa costituire ipotesi concreta di fattore inquinante l’area fluviale esaminata dall’autorità comunale”.

Il prossimo 19 novembre è prevista la Camera di Consiglio. Ciò che genera malcontento, però, è la decisione del Comune di non costituirsi in giudizio. Ma non solo: gli attivisti 5 Stelle si chiedono se effettivamente sono state fatte analisi sulle acque, il cui verbale è richiamato nell’ordinanza ma non sarebbe né allegato né notificato con il provvedimento del sequestro. “Alla fine della giostra, la cittadinanza, quella onesta, si ritrova con un pugno di mosche, non si è trovato è ne sappiamo chi sia il delinquente”, concludono amareggiati gli attivisti.

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