Il 4 novembre 1921, in occasione della commemorazione dei caduti della Prima Guerra Mondiale, fu costituito un comitato di giovani, per erigere un monumento ai soldati agropolesi caduti in guerra. Si decise di ubicarlo al centro di Piazza Vittorio Veneto. Con l’affissione di un pubblico manifesto, il 5 Novembre 1921, il Comitato promotore annunciava l’iniziativa di una raccolta fondi, per erigere “un ricordo marmoreo” in onore degli eroi agropolesi morti sui fronti della Prima Guerra Mondiale:
COMITATO PROMOTORE MONUMENTO AI PRODI CADUTI DI AGROPOLI
Cittadini
Il senso del dovere e della riconoscenza immortale verso chi dette la vita alla Patria è comune a tutti, in ogni popolazione civile. Di esso si è fatto interprete un Comitato promotore divenuto ora Comitato esecutivo, composto di giovani, che alla stessa causa santa consacrarono le energie migliori della loro giovinezza. Agropoli darà ai suoi figli caduti un ricordo marmoreo nel quale profonderà tutto il suo cuore. Non occorre incitamento. Ognuno risponderà all’appello, perché ognuno freme d’entusiasmo al ricordo di tante abnegazioni e tanti eroismi, che non dovranno mai cadere nell’oblìo. La più fulgida pagina della nostra istoria è quella segnata dal sangue dei nostri fratelli nell’ultima epopea Nazionale. Lungi dalle vili passioni travianti le insane fazioni, invasate di follia – per ventura lontane da noi – senta ognuno rivivere l’amore alla Patria divenuta religione, per il martirio dei migliori suoi figli. Pecora Attilio, Presidente – Landolfi Luigi, Segretario – Pecora Edoardo – Benincasa Francesco, – Cianfrone Albino – Scudieri Antonio – Spinelli Giuseppe – Di Luccio Girolamo.
“Il Cannone Austriaco” di Antonino Esposto, 1927
Nel dicembre del 1921, su richiesta dei “49”, giunse da Salerno un cannone austriaco, trofeo dell’Esercito Italiano della Prima Guerra Mondiale, da collocare accanto al costruendo monumento ai caduti di guerra. Il cannone, maldestramente, fu “sequestrato” dai ferrovieri “rossi” della Stazione di Agropoli. Ma la notizia del suo arrivo era già trapelata, per cui si formò un corteo spontaneo che mosse alla volta della Stazione di Agropoli per “dissequestrarlo”:
“E il rito s’ha da compiere. Un cannone austriaco, trofeo di guerra, destinato al monumento è allo scalo ferroviario pervenuto per mano di camerati ligi alla fede giurata sul campo, incontaminati custodi delle glorie delle armi in un atmosfera sì greve di vincoli ibridi tramata di viltà, ed è d’uopo abbia l’accoglienza festosa come una conquista, il possesso sacro come se quella canna dovesse ancora arroventarsi per gittare vampe d’odio e di maledizione alle terga dei traditori. La polizia, diretta da un Capitano dei Carabinieri Reali, fa miracoli di acrobatismo da un capo all’altro del paese, e quando s’accorge che un corteo muove verso lo scalo ferroviario interviene e ne ordina l’immediato scioglimento, alligando che i ferrovieri comunisti potrebbero aversela a male, e guai se ciò avvenisse: s’arresterebbero i traffici, i commerci, si paralizzerebbe a poco dire l’Italia meridionale: una vera calamità; dunque: divieto di proseguire; ma allorché sembra tacere nel cruccio la folla disillusa, irrompe gagliarda la voce di Padre Anzalone, Cappellano di Guerra, dal balcone di casa Borrelli parla tonante il Capo dei 49, Attilio Pecora, e la massa come spinta da una molla ondeggia dapprima, quindi si snoda in serrata processione di fedeli capeggiata dai forti e il rito si compie mentre la polizia mastica veleno e stilla denunce al potere giudiziario. Resistenza alla forza pubblica, comizio abusivo, rivolta, oltraggio, attentato alla sicurezza dello Stato, Et Similia. Povero Capitano Landolfi, misero Attilio Pecora, e Padre Anzalone? Santo Cielo! Un Cappellano, un religioso dedito alla rivolta, alla violenza, sventurati Peppino Spinelli, Pietro Pecora, Pecora Eduardo, Francesco D’Errico! La Corte D’Assise, il giudizio, l’ergastolo, fors’anche la fucilazione se i rossi s’impongono. Ah, benedetta intelligenza! E quel Pretore di Torchiara? Certo anima di puro patriota: Venti lire di ammenda a ciascuno e lo stato di servizio di camicia nera è formato”.
Il 20 Agosto 1923, il monumento era già quasi pronto in Piazza V. Veneto. Infatti il piedistallo marmoreo era già stato posto al centro di un giardinetto recintato. Sui quattro lati, le lapidi con i nomi dei caduti agropolesi nella varie guerre. Il monumento era opera dello scultore Turillo Sindoni, designato per creare il monumento ai caduti italiani di Bligny in Francia. Numerose le offerte degli agropolesi. Le più consistenti provenienti dai nostri compaesani nelle Americhe, come i fratelli Pecora, i fratelli Carnicelli e Guariglia Raffaele.
Comunicato del 20 Agosto 1923
“Come in ogni angolo di questa grande Italia, dove il ricordo glorioso di un eroe palpita di orgoglio e tenerezza fra la gente ormai libera, mercè l’avvento del fascismo, anche in questa patriottica cittadina il volere del popolo e l’opera infaticabile dei figli migliori stanno per scoprire al sole radioso della Patria, il fiero bronzo che affidi a perpetua memoria i grandi martiri di Agropoli, immolatisi innumerevoli per la grandezza d’Italia.”
Fu scelto l’11 maggio del 1924 per inaugurare il Monumento ai Caduti in Guerra di Agropoli. Era una bella giornata, come spesso capita ad Agropoli. Piazza V. Veneto si riempì di agropolesi che avevano contribuito alla realizzazione del Monumento, realizzato in onore dei tanti giovani morti in guerra. Agropoli era una piccola comunità, tutti parenti, tutti amici ed in ogni famiglia si piangeva per la scomparsa di un proprio caro sui fronti internazionali di guerra. Quella giornata l’avevano voluta per celebrare la memoria dei propri figli che, sacrifi cando la loro vita ed il loro futuro, avevano difeso la Patria. Il commento dell’avvenimento lo lascio al giornalista Gianni Silvestri, che pubblicò il suo articolo sulla rivista “Epoca” del 22 maggio 1924:
“Alle ore 11,30 il treno che reca le Autorità giunge alla stazione. Sono a ricevere gli illustri personaggi il ff. Sindaco Spinelli, Decurione della Milizia Volontaria, il Comm. Francesco Di Sergio, Attilio Pecora, Ignazio Pecora, Prof. Landolfi Luigi; giungono l’On. Avv. Matteo Adinolfi , Segretario Politico Provinciale dei Fasci, il Prefetto della Provincia Comm. Solmi, in rappresentanza del Governo perché Sua Ecc. Caradonna impedito da un recente lutto, l’On. Torre, l’On. Farina, l’Avv. Mario Jannelli, l’Avv. Gallo, Vice Segretario Politico dei fasci, il Console Conte De Rosa, della Milizia Volontaria, mentre squilla l’attenti e la banda Prendono la parola: Attilio Pecora, Presidente del comitato Esecutivo; il Prefetto della Provincia Comm. Solmi; l’On. Torre; il Capo dei Fasci Salernitani Avv. Adinolfi; il Generale Comandante la Divisione Militare di Salerno Conte Buffa di Perrero; l’eroico Comm. Dott. Santoro, Delegato Regionale dei Mutilati della Campania. “Terminati i discorsi, le rappresentanze, i fascisti ed i combattenti si dispongono per la sfilata. Man mano che giungono all’altezza del monumento, i gagliardetti e le bandiere si abbassano in segno di omaggio. Dopo la sfilata un sontuoso rinfresco è offerto alle Autorità dalla squisita gentilezza dal Presidente il comitato Attilio Pecora, nella propria villa(…).
Nel 1941, la statua, i cannoncini e le inferriate del monumento, vennero spediti a Salerno, per contribuire alla fabbricazione dei cannoni utilizzati dal Regio Esercito Italiano, durante la Seconda Guerra Mondiale. Negli anni ’50, la stele, priva di statua, fu spostata da Piazza V.Veneto nei giardinetti pubblici di via S.Pio X. Il 20 Novembre 1985, con una grande cerimonia pubblica, fu inaugurato il nuovo monumento ai Caduti in Guerra di Agropoli. La statua fu realizzata grazie al sentito ed appassionato interessamento dell’Associazione Combattenti e Reduci di Agropoli, presieduta dal fattivo Pietro Antelmo, che contribuì economicamente in modo consistente. Del Comitato Promotore facevano parte Francesco Capaldo, Gioacchino Di Marco, Agostino Di Bartolomeo, Biagio Montillo, Giuseppe Cianfrone e Alferio Stirone. Il nuovo Monumento fu dedicato a tutti quei ragazzi agropolesi che avevano sacrificato, sui fronti internazionali di guerra, la loro giovane esistenza, per l’onore e per la libertà della propria terra e delle generazioni future.