M5S: “Nella sanità dei miracoli di De Luca mille bambini salernitani lasciati senza assistenza”

La denuncia dei consiglieri regionali Ciarambino e Cammarano: “Tetti di spese esauriti e pazienti costretti a interrompere le terapie”

Di Comunicato Stampa

“Nel suo mantra sul ‘miracolo realizzato per la sanità della Campania’, oltre a evitare di ricordare gli ospedali che cadono a pezzi per incapacità a investire 1 miliardo e 800 milioni, le liste d’attesa infinite e le formiche nei reparti, De Luca farebbe bene a nascondere l’ultima vergognosa pagina della sua gestione. Ovvero, che dal 30 settembre in tutta la provincia della “sua” Salerno oltre mille bambini non possono più sottoporsi ad alcun tipo di terapia per l’esaurimento dei tetti di spesa. Mille bambini, le fasce più deboli, costretti a interrompere cure e cicli terapeutici, a cui si uniscono anziani, pazienti oncologici, malati cronici e tutte quelle famiglie indigenti che non possono permettersi di rivolgersi a centri privati e a cui viene negato il diritto alla salute e all’assistenza Un problema atavico, quello dell’esaurimento dei tetti di spesa, figlio di una programmazione regionale che consegna l’offerta riabilitativa quasi esclusivamente nelle mani dei privati, senza tener conto del reale fabbisogno espresso nei diversi ambiti territoriali”.

E’ quanto denunciano i consiglieri regionali Valeria Ciarambino e Michele Cammarano.

“In aula ci hanno bocciato ben due mozioni, appena tre mesi fa, con le quali chiedevamo di adottare una programmazione per l’acquisto di prestazioni sanitarie da privati commisurata a un reale fabbisogno della popolazione, non sulle richieste delle singole strutture. Il risultato è che oggi molti cittadini, in particolar modo bambini affetti da disabilità di ogni genere, si ritrovano in lista d’attesa anche per anni. Quanto alle persone affette da patologie acute, come nel caso di pazienti reduci da interventi per la ricomposizione di frattura del femore e per i quali è necessaria una terapia tempestiva, non hanno altra alternativa se non quella di rivolgersi a strutture provate, pagando di tasca propria”.

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