Un miliardo di trasferimenti bloccati in Campania: imprese al collasso

La Regione Campania tarda a pagare i Comuni

Di Comunicato Stampa

Ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione: permangono situazioni di estrema gravità, con imprese in forte difficoltà e finanche comuni ed enti locali costretti ad attivare misure esecutive verso altre pubbliche amministrazioni, per onorare i propri debiti. La Regione Campania rappresenta, purtroppo, in merito, uno degli esempi più gravi ed emblematici, con oltre un miliardo di debiti accumulati e non onorati nei tempi imposti dalle Direttive cominitarie.

È di qualche giorno fa la notizia di un ennesimo pignoramento, per oltre 250 mila euro, eseguito da un piccolo comune del Salernitano che non si è visto trasferire le risorse di propria competenza, regolarmente assegnate e deliberate, per lavori già ampiamente ultimati. È soltanto l’ultimo in ordine di tempo: si pensi al punto che l’istituto di credito che cura il servizio di tesoreria, per la mole di pignoramenti ricevuti nei mesi scorsi, ha dovuto conferire in Campania 31 procure speciali a funzionari e dirigenti di filiale per ottemperare ad adempimenti vari connessi ai pignoramenti conseguenti a sentenze esecutive.

I ritardi delle pubbliche amministrazioni rimangono purtroppo un problema di estrema gravità. Alla luce dei dati del sistema informativo della Piattaforma per i crediti commerciali (PCC), se è vero che nel 2018 si è registrato un miglioramento rispetto ai tempi medi di ritardo del 2017 (10 giorni) e del (16 giorni), è altrettanto vero che rispetto al dato medio nazionale, il Sud fa registrare un valore medio superiore di 11 giorni (il Nord presenta tempi di pagamento mediamente inferiori di 8 giorni, il Centro di 3 giorni superiore).

Le pubbliche amministrazioni sono tenute a pagare le proprie fatture entro 30 giorni dalla data del loro ricevimento, ad eccezione degli enti del servizio sanitario nazionale, per i quali il termine massimo di pagamento è fissato in 60 giorni. Il rispetto di queste scadenze è un fattore di cruciale importanza per il buon funzionamento dell’economia nazionale e rientra nel rispetto delle direttive europee in materia di pagamenti dei debiti commerciali, su cui la Commissione Europea effettua un puntuale e rigoroso controllo. Negli ultimi anni, anche grazie all’introduzione della fatturazione elettronica, obbligatoria per tutte le pubbliche amministrazioni dal 31 marzo 2015, il numero delle pubbliche amministrazioni che paga i fornitori con tempi medi più lunghi di quelli previsti dalla normativa vigente si è gradualmente e progressivamente ridotto.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha attivato un’azione di monitoraggio del processo di estinzione dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni, proprio attraverso l’utilizzo della PCC, realizzata e gestita per il Ministero dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, che rileva le informazioni sulle singole fatture ricevute dalle oltre 22.200 amministrazioni pubbliche registrate.

La Piattaforma acquisisce automaticamente dal Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate (SDI), tutte le fatture elettroniche emesse nei confronti delle PA e registra i pagamenti effettuati e comunicati dalle singole amministrazioni. Queste informazioni, tuttavia, non sono ancora complete: infatti, non tutti gli enti pubblici sono attivi nella comunicazione dei dati di pagamento. A questa carenza, che impedisce di avere una visione esaustiva della situazione, si è tentato di porre rimedio con lo sviluppo di Siope Plus, un sistema informativo che permette l’acquisizione automatica dei dati sui pagamenti.

«L’unico dato pressoché inconfutabile – commenta il presidente di FederCepi Costruzioni, Antonio Lombardi – è che lo stock di debito commerciale in rapporto al Pil è diminuito negli ultimi anni passando dal 4 per cento del Pil (64,4 miliardi) del 2012 al 2,9 per cento di fine 2018 (51,6 miliardi). Ma di questi 51,6 miliardi oltre la metà è ancora riferita a debiti con termini di pagamento già abbondantemente scaduti: 26,9 miliardi. L’Italia rimane, nonostante le tante promesse e buone intenzioni, il paese in Europa con la più alta consistenza di debito pubblico commerciale e tra i paesi con i maggiori ritardi nei pagamenti».

Ritardi gravi anche da parte dei Comuni, soprattutto al di sopra dei 60mila abitanti, in larga parte “cattivi pagatori”, con un ritardo medio ponderato di 12 giorni e 69 amministrazioni ritardatarie su 105 (65,7%). Tra i comuni più lenti compaiono i comuni di Salerno (108 giorni di ritardo rispetto alla scadenza), Alessandria (99) e Andria (96). Il Comune di Napoli, paga mediamente i propri fornitori con 320 giorni di ritardo, l’ASL Napoli 1 con 167 (dato riferito al primo trimestre 2019) e l’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria con 163 (dati al 31 dicembre 2018).

«E’ inaccettabile e insostenibile che le pubbliche amministrazioni, soprattutto al Sud, continuino ad onorare i propri debiti verso le imprese e verso altri enti, ben oltre i precisi e tassativi termini imposti da Direttive comunitarie – aggiunge ancora il presidente Lombardi. – Tutto questo produce, in una congiuntura ancora negativa e in un contesto di pesante crisi, situazioni inaccettabili per un Paese civile con effetti molto negativi sui bilanci di migliaia e migliaia di imprese fornitrici della PA. In Campania e più in generale al Sud, siamo in una situazione di particolare gravità. Chiederemo al Ministero dell’Economia di adottare azioni incisive affinché lo Stato per primo onori i propri debiti nei termini di legge: rivendicheremo misure punitive verso le amministrazioni fuorileggie, con penalizzazioni economiche nei trasferimenti, e soprattutto task force di supporto in quelle situazioni in cui gli enti non sono in grado di ottemperare agli iter procedurali per la rendicontazione e l’incasso dei fondi europei».

La Pubblica Amministrazione rimane, soprattutto al Sud e nonostante i lievi progressi degli ultimi mesi, tra i peggiori pagatori d’Europa. Molti si erano convinti che i tempi di pagamento si sarebbero drasticamente ridotti grazie all’introduzione (dal luglio del 2017), dell’obbligo da parte di tutti gli enti pubblici di trasmettere le informazioni relative ai singoli pagamenti attraverso il sistema Siope Plus, per la quantificazione dell’ammontare delle passività commerciali e il monitoraggio dei tempi di pagamento: così non è stato. «Sono ancora moltissimi – conclude il presidente di FederCepi Costruzioni – gli enti che addirittura si sottraggono anche a quest’obbligo, impedendo al ministero dell’Economia e delle Finanze il monitoraggio del debito e dei relativi tempi medi di pagamento. È tempo di punire con fermezza non solo gli evasori, di cui tanto si parla: ma anche gli enti fuorilegge. Sia lo Stato per primo a rispettare le regole e a dare l’esempio».

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