Agropoli, ieri i 13 anni dalla morte di Don Cesare

Ieri cerimonia alla quale hanno preso parte diversi fedeli agropolesi

Di Ernesto Apicella

Ieri è stata celebrata una Messa di suffragio in ricordo di Don Cesare Caradonna che morì il 5 ottobre 2006, presso l’Ospedale Regina Apostolorum di Albano Laziale.
La messa esequiale fu celebrata nella Basilica di Albano Laziale da Mons. Marcello Semeraro. Erano presenti numerosi agropolesi, a dimostrazione dell’amore e dell’affetto che nutrivano per il loro ex Parroco.

Il 7 agosto 1997, Don Cesare Caradonna lasciò, per raggiunti limiti d’età, la Parrocchia dei Santi Patroni Pietro e Paolo, scrivendo una commovente lettera di addio ai suoi ex parrocchiani:

“Cari amici, il 15 agosto 1961, proveniente da Pianura, giunsi in questa ridente cittadina. Sua Eccellenza Monsignor Biagio D’Agostino, di venerata memoria, mi accolse con affetto veramente paterno e mi esortò a prendere parte al concorso che aveva bandito per la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, rimasta vacante per la rinuncia di Mons. Francesco Marrocco. Iniziai così a lavorare per l’attuazione di un programma vasto ed impegnativo: la ricostruzione delle Chiese, l’edificazione del tempio spirituale, quello delle anime, con una pastorale seria e responsabile. La Parrocchia affidatami contava 1500 abitanti ed era la più povera, eppure quanto cammino abbiamo fatto in 35 anni. Il 26 agosto 1996 rassegnai le mie dimissioni per raggiunti limiti d’età. Sua eccellenza Mons. Giuseppe Rocco Favale le accettò e nominò il nuovo Parroco nella persona di Don Vincenzo Fiumara. Ora miei cari, sul punto di partire per Anzio, vi saluto e vi benedico per l’ultima volta. L’unico rammarico che avrei desiderato celebrare in mezzo a voi il cinquantesimo anniversario di sacerdozio (26 ottobre 1997), ma non è stato possibile per vari motivi. Sono venuto povero e me ne vado povero, ma con il cuore pieno di gioia, anche se dal ciglio trema una lacrima di commozione”.
R.I.P. Don Cesare, compagno sincero e leale di un lungo e magnifico percorso della nostra vita.
(Ernesto Apicella)

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