Pesava quasi tre chili e mezzo il bimbo messo alla luce martedì sera da Olga Iacob nell’abitazione di Angellara. Il piccolo, purtroppo è deceduto durante il parto. La trentenne moldava nel tentativo di metterlo al mondo da sola gli ha provocato ferite mortali al cranio. La donna, accusata di omicidio, si è ripresa e questa mattina potrebbe essere dimessa dai sanitari del San Luca. Negli ultimi due giorni è stata piantonata dai carabinieri nel reparto di ginecologia dove è stata ricoverata subito dopo il parto per una copiosa emorragia. Per lei resta lo stato di fermo disposto, subito dopo l’esame autoptico, dal sostituto procuratore Paolo Itri.
Dal San Luca potrebbe essere trasferita a Salerno, nelle camere di sicurezza dell’Ospedale San Giovanni di Dio e Ruggì D’Aragona. Intanto si cerca di capire perché ha tenuto nascosta la gravidanza e perché non ha chiesto aiuto quando le sono arrivati i dolori del parto. E ancora perché ha deciso di occultare il corpo del piccolo.
Quando martedì ha avvertito i dolori ha deciso di partorire da sola. Un parto violento che non ha lasciato scampo al piccolo. Per tirarlo fuori probabilmente gli ha effettuato delle manovre sbagliate. Deve aver preso il neonato per la testa e nel tentativo di tirare il corpicino gli ha provocato lo schiacciamento del cranio ed altre ferite alle ossa che non gli hanno lasciato. Poi l’emorragia copiosa che l’ha costretta a chiedere aiuto. Prima, però, ha avvolto il corpo piccolo in un asciugamano, poi in una busta di plastica e quindi nella valigia dove è stato ritrovato dai carabinieri.
Quando la donna è arrivata all’ospedale San Luca aveva ancora la placenta e il cordone da legare dopo averlo tagliato con una lametta usa e getta. Una storia agghiacciante su cui sta indagando la procura della Repubblica di Vallo della Lucania con il sostituto procuratore Itri. Per la trentenne era la terza gravidanza.
In Moldavia ci sono altri due figli ancora minorenni. Il marito con il quale stava cercando una riconciliazione potrebbe essere il padre del piccolo partorito ad Angellara. Olga è arrivata nel piccolo centro cilentano nel mese di aprile. Era già in attesa, probabilmente ha concepito il piccolo con il marito prima di lasciare la Moldavia. I due dopo una separazione stavano tentando di ritornare insieme. Non aveva ancora il permesso di soggiorno. Forse la sua paura era quella di non riuscire più a lavorare e di perdere lo stipendio, per questo aveva tenuto nascosta la gravidanza anche alla famiglia che la stava ospitando e dove lavorava come badante. Si prendeva cura di un anziano costretto a letto.
Era riuscita a non far capire a nessuno che era in stato di attesa. Giustificava qualche chilo in più con un appetito particolarmente accentuato. Per il resto usciva poco di casa, anche nel giorno libero preferiva restare a casa. Parlava poco con la gente del posto anche perché non parla un perfetto italiano. Introversa e taciturna così la definiscono i pochi che l’hanno conosciuta. Carnagione chiara, capelli biondi e due grandi occhi azzurri da cui non ti aspetti una storia così drammatica.
“Quando abbiamo capito che aveva appena partorito – le parole del primario della ginecologia del San Luca Salvatore Ronsini – abbiamo sperato di ritrovare il piccolo ancora in vita, poi invece ci è arrivata la drammatica notizia”.
Ad Angellara frazione di Vallo sono tutti increduli e sconvolti. Difficile farsi una ragione su una mamma di trent’anni che mette al mondo il figlio e poi lo nasconde privo di vita in una valigia.