MAGLIANO VETERE. Audenzia Mulé avrebbe ricevuto una scarsa nutrizione ma è morta per un problema al cuore «un evento imprevisto ed imprevedibile». E’ quanto ha detto la consulente della Procura di Vallo della Lucania, Sandra Cornetta, nel corso dell’udienza celebrata ieri in Corte d’Assise nell’ambito del processo a carico di Giorgio Nigro, 41enne di Magliano Vetere accusato di abbandono di incapace.
Secondo le accuse non avrebbe prestato la adeguate cure alla 37enne lasciandola senza le necessarie cure e senza permettere ad altri di assisterla. A lanciare i dubbi sulla morte, avvenuta nel 2016, i genitori della giovane che soffriva di alcune gravi patologie.
Di lì l’avvio dell’inchiesta che permise di raccogliere elementi di prova tali da sospettare del 41enne di Magliano Vetere, difeso dall’avvocato Emanuela Rossomando. La vittima, secondo i magistrati, non era in grado di provvedere a sé stessa e il convivente avrebbe omesso di affidarla a personale qualificato e di assisterla adeguatamente.
Un comportamento che per i giudici (pm Vincenzo Palumbo) avrebbe alla lunga portato alla morte avvenuta per “un’insufficienza cardio-respiratoria acuta conseguente a tachiaritmia ventricolare”. La consulente, però, ha alleggerito la posizione dell’uomo: Audenzia Mulè si nutriva poco, ma comunque provvedeva a un minimo di alimentazione ed era leggermente disidratata. Le condizioni igieniche erano buone, così come anche il tono muscolare.