Agropoli ricorda Padre Giacomo Selvi a 32 anni dalla scomparsa

Domani la celebrazione di una Santa Messa

Di Angela Bonora

Anche quest’anno, nel giorno dell‘anniversario della scomparsa di padre Giacomo Selvi, oggi, 27 settembre, si terrà la celebrazione di una solenne messa in suo ricordo, alle ore 19.30 nella Chiesa Sacro Cuore di Agropoli.

Sono trascorsi ormai 32 anni dalla prematura morte del parroco, avvenuta a soli 49 anni.

Padre Giacomo Selvi, chiamato Lino, nacque a S. Ambrogio di Valpolicella (VR) l’11 maggio 1938 dal padre Ambrogio, cavatore di marmo e la madre Amabile Giacomuzzi, casalinga. Fin da piccolo aveva una gracile costituzione con la tendenza ad ammalarsi. All’età di 7 anni infatti, venne ricoverato d’urgenza all’ospedale di Bussolengo a causa di un’occlusione intestinale. Dopo quattro mesi, a causa delle gravissime condizioni del bambino, fu dimesso affinché fosse morto fra i suoi cari. Inaspettatamente contro ogni previsione le condizioni del piccolo Lino, migliorarono: -“ Pur essendo alquanto magro diviene forte come una roccia”, raccontò il fratello Giacomo. La ritrovata salute invogliò Lino a frequentare nuovamente la parrocchia presso la quale aveva prestato servizio come chierichetto già dall’età di cinque anni al fianco di Don Ettore Toffoloni.

Nel 1948 raggiunse il convento dei francescani a Trento e presso la scuola elementare e media mantenuta dai frati a Campolomaso, frequentò la quarta fino a conseguire la licenza media. Quando poi tornava a casa per le vacanze si divideva fra la chiesa e i campi in cui si recava per pascolare un piccolo gregge di capre e pecore del papà Ambrogio. Dopo gli studi classici, il 16 settembre del 1962 fece la solenne professione religiosa e indossò il saio francescano, assumendo il nome del fratello Giacomo. Terminati gli studi Teologici a Trento, divenne sacerdote il 27 giugno 1965. Conseguì la laurea in teologia “magna cum laude” all’Antonianum di Roma e si diplomò inoltre alla Gregoriana in eloquenza e diritto canonico.

Nel 1976 Padre Giacomo Selvi si stabilizzò ad Agropoli. Trovò subito ospitalità in un alloggio messo gentilmente a disposizione dalla famiglia Grippa. Si ritrovò così a capo della “comunità della stazione” come veniva apostrofata la parrocchia del Sacro Cuore, in quanto la chiesa era ed è ancor oggi ubicata in una struttura a ridosso dello scalo ferroviario un tempo di proprietà delle Ferrovie dello Stato, oggi intitolata a S. Valeriano.

Con il tempo Padre Giacomo diventa il sacerdote più popolare della zona e dei paesi limitrofi, infatti in chiesa si registra un numero sempre maggiore di fedeli, e i cittadini guardano con ammirazione il frate sempre in giro per il paese con la sua inseparabile bicicletta anche nelle pessime condizioni atmosferiche. Durante la notte del 27 di settembre del 1987 venne trasportato d’urgenza presso la Casa di Cura Malzoni, dove all’1:15 morì. La causa del decesso fu un edema polmonare. Il mattino successivo un popolo in lacrime e ancora incredulo affluì presso la Chiesa del Sacro Cuore (oggi San Valeriano), per dare l’ultimo saluto al parroco.

La solenne celebrazione eucaristica è, pertanto, solo una delle tante iniziative realizzate in onore di padre Giacomo, per ricordare il suo animo buono. Infatti è da tempo che l’associazione “Amici di Padre Giacomo” e l’associazione “Oratorio Padre Giacomo Selvi” con il suo presidente Giuseppe Di Lucia continuano a battersi affinché il frate venga Beatificato. Il vescovo Casale, aveva promesso ai familiari il trasferimento delle spoglie nella chiesa da lui realizzata, ma ciò non è mai avvenuto. Malgrado il parere favorevole da parte dei ministeri dell’Interno e della Sanità il vescovo Giuseppe Rocco Favale, succeduto a monsignor Casale nel maggio del 1988, si è opposto alla concessione del nulla-osta, mentre oggi il vescovo Ciro Miniero ancora non si è ancora espresso positivamente in merito. La delusione degli innumerevoli amici e fedeli del compianto sacerdote si fa sempre più forte.

Il ricordo del frate francescano è ancora vivo nella mente di coloro che lo conobbero.

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