“Sono dalla parte degli agricoltori, sono con loro con il cuore e non nascondo che mi provoca una grande sofferenza ogni volta che parlo con loro e con molti giovani con terreni distrutti dai cinghiali”. A dirlo il Presidente del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, Tommaso Pellegrino in seguito alle proteste degli agricoltori cilentani per via delle numerose piantagioni devastate dagli ungulati, sempre più fuori controllo.
“Questo è un motivo di profonda sofferenza, soprattutto perché ci sentiamo impotenti difronte ad un’emergenza veramente nazionale – continua Pellegrino – ho grande considerazione perché ho rispetto dei miei nonni, che vengono dal mondo dell’agricoltura, che per l’agricoltura ci hanno messo la vita e i loro risparmi li hanno tutti investiti in agricoltura, così come fanno ancora tanti altri nostri nonni.”
Poi sottolinea il Presidente dell’Ente: “Però dobbiamo anche dire delle verità, il problema non è il Parco che non ha fatto nessuna immissione di cinghiali. Da parte nostra abbiamo formato e costituito ben 230 selecontrollori che possono oggi fare l’abbattimento dei cinghiali dal 1° gennaio al 31 dicembre, cosa che non succede fuori dal Parco”.
Fin ora sono stati abbattuti 2.100 cinghiali ma il problema non si risolve: “ne abbattiamo 10 e ne nascono 20-30, quindi siamo continuamente a rincorrere un problema”, dice Pellegrino che ricorda anche l’impegno nel creare centri di cattura, una filiera della carne.
Poi annuncia: “Faremo a breve un consiglio straordinario sul tema dell’emergenza cinghiali in cui chiederemo al Ministero dell’Ambiente, al Ministero dell’Agricoltura, di intervenire perché il problema oggi è nazionale”. “Non possiamo certamente da soli affrontare e risolvere il problema legato ai cinghiali”, conclude il presidente del Parco.