Il dramma di Simon Gautier, il papà: ditemi come è morto mio figlio

I genitori di Simon Gautier chiedono la verità

Di Carmela Santi

“Come è morto mio il figlio, quanto tempo ha sofferto?”. A chiederlo il papà di Simon al Procuratore Capo Antonio Ricci. Si sono incontrati ieri mattina negli uffici della Procura a Vallo della Lucania poche ore prima dell’inizio dell’esame autoptico eseguito presso l’ospedale Immacolta di Sapri. Al fianco del genitore il legale Maurizio Sica e il consulente di parte Giovanni Zotti. Subito dopo il papà ha atteso in albergo che gli comunicassero l’esito dell’autopsia. Ha voluto parlare con l’avvocato e il consulente. Solo dopo è ripartito per la Francia.

L’autopsia eseguita dal medico legale Adamo Maiese, responsabile della medicina legale dell’Asl di Salerno ha confermato quanto già rivelato dall’esame esterno. Il 27enne francese è morto per la recisione dell’arteria femorale, avvenuta in seguito alla caduta. Simon aveva entrambe le gambe spezzate. Il giovane è morto subito dopo la richiesta di aiuto. Il suo cuore ha continuato a battere al massimo per altri 45 minuti, poi il decesso per emorragia. “In questa vicenda – sottolinea l’avvocato Sica – ci sono due aspetti investigativi – capire la causa della morte e le modalità del decesso. Ovvero se l’esame autoptico ha stabilito che Simon è morto per l’emorragia, bisogna capire quando si è provocato la frattura che gli è costata la vita, nella prima o nella successiva caduta”.

Per ulteriori dettagli bisognerà attenderà la deposizionedella consulenza fra 45 giorni. Intanto resta aperta l’inchiesta della Procura della Repubbloca di Vallo. Si indaga contro ignoti per omicidio colposo per accertare responsabilità nella mancata geolocalizzazione e per eventuali ritardi nella macchina dei soccorsi che per nove giorni, dopo la telefonata di aiuto fatta da Simone il 9 agosto, ha lavorato per ritrovare lo sfortunato escursionista. Da chiarire soprattutto che cosa è accaduto nelle prime 24 ore .

“Mi chiedo – spiega l’avvocato Sica – se le cose fossero andate diversamente nel caso in cui l’operatrice che ha risposto al telefono avesse tenuto Simon in linea più tempo. Forse avrebbe potuto avere qualche dettaglio in più per ritrovarlo, magari la descrizione di quello che vedeva intorno a lui”. Le ricerche inizialmente sono partite da Policastro. “Mi chiedo – ribadisce l’avvocato – se si poteva fare di più nella gestione della telefonata e nelle successive 24 ore” .

Su questi aspetti si sta concentrando il lavoro della Procura che ha già chiesto e sequestrato la relativa documentazione al 118 della Basilicata. Andrà accertato se sono stati rispettati tutti i protocolli e i regolamenti. La causa del decesso di Simon è da attribuire a un grave scock ipovolemico e politrauma degli arti inferiori con lesione dell’arteria femorale. E ora si capisce anche lo stato confusionale in cui era durante la telefonata fatta per chiedere aiuto. Riusciva appena a parlare. Probabilmente era in già in choc emorragico.

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