Le allergie alimentari sono una realtà sempre più diffusa tra i bambini di tutte le età e possono diventare un vero e proprio problema a scuola, dove i bimbi, soprattutto quelli che frequentano classi a tempo pieno, trascorrono gran parte del loro tempo e dove mangiano per la maggior parte dell’anno. Con l’inizio delle lezioni, chi ha figli con allergie di solito deve recarsi presso la struttura scolastica e spiegare quali sono le esigenze nutritive del minore: un buon aiuto in questo caso può essere la Carta identità alimentare – documento digitale gratuito che consente di raggruppare informazioni riguardo le abitudini alimentari di ognuno, siano esse legate a questioni di salute o motivi etici – che può essere utilizzata oltre che in questo frangente anche quando si esce fuori a a pranzo o cena. Un progetto ambizioso nato per semplificare la vita di persone allergiche ma anche di vegetariani, vegani o tutti quelli che hanno delle esigenze particolari, utile però anche nel contesto scolastico, dove sia i genitori che i bambini devono spesso affrontare non poche difficoltà.
Innanzi tutto il problema sembra essere a monte, specialmente quando i bambini coinvolti soffrono di patologie importanti e sono molto piccoli, non in grado di gestire da soli la propria problematica alimentare: non è raro infatti che i genitori abbiano difficoltà a iscrivere i propri bambini al nido o alla scuola materna, trovandosi di fronte a un rifiuto da parte dei dirigenti degli istituti di garantire pasti adeguati alle necessità del bambino. Qualora vengano ammessi, i genitori possono trovarsi a vivere un senso di profonda ansietà, legato al fatto che la scuola possa non garantire pasti adeguati, oltre alla paura che il bambino ingerisca alimenti vietati accidentalmente, magari dal piatto di un compagno. Una paura alimentata anche dal fatto che in Italia non esiste una norma che consenta agli insegnanti di intervenire somministrando farmaci in caso di shock anafilattico o forte reazione allergica, diversamente da quanto accade in altri paesi europei o negli Stati Uniti.
In caso di bambini più grandi, non manca il timore che per scherzo o per bullismo il bambino con allergia venga indotto a ingerire forzatamente l’alimento vietato, con conseguenze talvolta anche gravi. Non si tratta di preoccupazioni senza fondamento, dal momento che studi rivelano che in Italia oltre un terzo dei ricoveri ospedalieri per intolleranze alimentari riguarda proprio bambini e ragazzi che hanno ingerito alimenti “proibiti” durante l’orario scolastico. Tra questi, lo ricordiamo, spiccano le uova, il latte vaccino, i formaggi e le arachidi.
Per la sicurezza dei bambini, quindi, è necessario ridurre al minimo il contatto con l’allergene, tenendo presente che non tutte le intolleranze e le allergie hanno la stessa gravità e che su alcuni individui l’ingestione anche di una piccola quantità di un determinato alimento può portare a conseguenze gravi, se non addirittura letali. Dal momento che l’entità del danno non è prevedibile né riducibile, l’unico obiettivo non può che essere la totale assenza dell’allergene nel piatto finito. È anche bene tenere presente che le allergie possono scomparire o subentrare nel corso degli anni e per questo motivo le famiglie possono talvolta richiedere che a scuola i bambini seguano diete particolari a periodi, per sperimentare diverse tipologie di cibi potenzialmente allergenici, in continuità con l’alimentazione adottata a casa.