Nei giorni scorsi la Regione Campania ha approvato il Roc, acronimo di Rete oncologica campana. Il piano esclude il 75 per cento delle strutture. La Rete, infatti, cambia le regole, definisce i centri abilitati e intima lo stop a cliniche e ospedali che non hanno numeri e requisiti. Il gruppo tecnico di lavoro, guidato da Antonio Postiglione e da Antonella Guida in collaborazione di tanti specialisti tra cui il coordinatore del Registro tumori della Campania Mario Fusco, ha elaborato un piano d’azione che di fatto rivoluziona il settore. Fin ora in campo oncologico gli ospedali e i centri di riferimento hanno finora svolto la loro attività ad ampio raggio e privi di criteri scientifici standardizzati.
Rete oncologica. Escluse il 75% delle strutture
Nei giorni scorsi la Regione ha approvato il Roc, acronimo di Rete oncologica campana. Il piano esclude il 75 per cento delle strutture. La Rete, infatti, cambia le regole, definisce i centri abilitati e intima lo stop a cliniche e ospedali che non hanno numeri e requisiti. Il gruppo tecnico di lavoro, guidato da Antonio Postiglione e da Antonella Guida in collaborazione di tanti specialisti tra cui il coordinatore del Registro tumori della Campania Mario Fusco, ha elaborato un piano d’azione che di fatto rivoluziona il settore. Fin ora in campo oncologico gli ospedali e i centri di riferimento hanno finora svolto la loro attività ad ampio raggio e privi di criteri scientifici standardizzati.
Insomma senza tenere presente la tipologia dei vari tumori e nemmeno la percentuale dei casi delle singole patologie neoplastiche trattate. E vuol dire anche che i più piccoli e non specialistici ospedali o cliniche private accreditate si sono fatti carico (intervenendo pure chirurgicamente) di qualsiasi tumore, con la copertura del rimborso regionale. Insomma, è stato consentito a un presidio con una casistica minima (ad esempio di due, tre neoplasie della mammella all’anno), di continuare a svolgere attività oncologica pur senza adeguata competenza.
Come sono avvenute le scelte degli esperti
L’analisi degli esperti, quindi, si è infatti focalizzata sui volumi delle attività chirurgiche così da identificare i centri di chirurgia da ammettere nella rete oncologica. Ad esempio, Villa Betania ha avuto il via libera a occuparsi delle neoplasie di mammella, colon e retto, ma non ha competenza per gli altri 19 tumori presi in esame dalla Rete.
Strutture in cui le pazienti con tumore della mammella potranno essere seguite dal sistema sanitario regionale a pieno titolo: Pascale, Moscati di Avellino, Federico II, Cardarelli, San Giovanni di Dio di Salerno, Ateneo Vanvitelli, ospedale Sant’anna di Caserta e clinica Mediterranea. A queste ultime i tecnici hanno aggiunto, ma con la condizionale, altri 12 presìdi che, quindi, rimarranno in osservazione fino a dicembre del 2021 perché al momento non hanno raggiunto il top dello standard previsto. Eccoli: Rummo di Benevento, Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, Villa dei Platani di Avellino, Hyppocratica di Salerno, Salus di Battipaglia, Azienda dei Colli, San Giovanni di Dio di Frattamaggiore, Clinica Cobellis di Vallo della Lucania, ospedali di Marcianise e di Nola, e Ospedale del Mare.
Clinica Cobellis unica struttura del Cilento e Vallo di Diano nella rete oncologica
Il Piano non ha mancato di destare perplessità. Nell’area del Cilento e Vallo di Diano, infatti, una sola struttura è abilitata ad entrare nella rete, ovvero la Casa di Cura Cobellis che comunque non seguirà tutte le patologie. Questa potrà occuparsi di tumore della mammella, del Colon, del retto, del pancreas, della vescica e della prostata.
Rete oncologica e polemiche
Il caso aveva destato non poche perplessità. Ieri il sindaco di Castellabate, Costabile Spinelli, aveva chiesto ai sindaci di unirsi per protestare contro questa decisione. Anche l’ex deputato dem, Simone Valiante, si mostra perplesso.
“La scelta di escludere strutture pubbliche in tutto il sud della provincia di Salerno dalla proposta di rete oncologica regionale dovrebbe allertare un po’ tutti e far riflettere sulle proposte da mettere in campo”, dice Valiante.
L’ex parlamentare aggiunge: “Condividendo senza dubbio l’esigenza di istituire una rete oncologica che parta dalla struttura di riferimento maggiore della nostra Regione, il Pascale di Napoli, attendo di conoscere più nel dettaglio gli atti deliberativi, ma mi pare da questo punto di vista doveroso un approfondimento. Continuo a ripetere fino alla noia che sono queste le questioni più serie sulle quali si gioca il futuro di questo territorio e per le quali servirebbero azioni concrete anche di lungimiranti amministratori locali a tutela dello stesso territorio”.