Da anni, puntuale, con la calura estiva, arriva la ‘secca’ del fiume Calore, quest’anno finora leggermente mitigata dalle costanti precipitazioni.
La captazione – ultradecennale – delle acque sorgive sul Monte Cervati comporta una totale ‘secca’ a valle, nel tratto di Piaggine, per cui nella stagione estiva il fiume va in sofferenza fino ad un assoluto prosciugamento con conseguenze devastanti per l’ambiente.
“Il danno è visibile a tutti” afferma l’avvocato Pierluigi Morena, dell’ufficio legale del Codacons, “per un tratto lungo alcuni chilometri la fauna e la flora fluviale sono lasciati senza un goccio d’acqua, con irreversibili pregiudizi per l’ambiente”. “Senza considerare” continua l’avvocato dell’associazione “che la ‘secca’ stravolge l’identità del comune montano, attraversato nel suo centro storico da un fiume di notevole pregio paesaggistico, desolatamente morto nei mesi estivi”.
E’ per questo che il Codacons Salerno è nuovamente intervenuto sull’annosa questione, già in passato l’associazione aveva posto l’accento sul mancato rispetto, da parte del Consorzio che capta l’acqua alla sorgente, delle norme sul deflusso minimo vitale, disposizioni introdotte con decreto del 1989 per la tutela dei corsi d’acqua, del paesaggio e dell’ambiente.
“E’ gravissimo” afferma Pierluigi Morena “che l’ente Parco nemmeno veda il problema, ogni anno puntuale arriva la ‘secca’ nel tratto che ricade nel territorio di Piaggine, ogni anno puntualmente volge lo sguardo dall’altra parte, facendo finta di non vedere”.
Fortuna vuole, sottolinea il Codacons, che il problema sia circoscritto al comune di Piaggine, infatti la presenza di sorgenti intermedie più a valle, come quella del Gorgonero, assicura il normale flusso, nei mesi estivi, nel tratto di Laurino e nelle rinomate Gole tra Magliano e Felitto.
Viene da chiedersi – continua il Codacons – quale sia l’utilità delle conferenze dei servizi, quale l’utilità di studi e analisi che le accompagnano se poi non rispettando le norme, nell’indifferenza degli enti, si arreca un grave danno alla natura, all’economia locale e all’identità stessa dei luoghi.
Proprio lo scorso anno si è tenuta una conferenza di tutti gli enti chiamati a pronunciarsi sulle nuove concessioni al Consorzio Calore Lucano, ebbene l’ente Parco – si chiede l’associazione – ha posto sul tavolo il problema della totale captazione ‘a monte’? Si è interessato della conseguente ‘secca’ a valle?
Per ottenere risposte concrete il Codacons si è mosso su più piani, ha presentato accesso agli atti alla Regione e all’ente Parco per avere i documenti sulla attività di monitoraggio e di controllo, ha poi diffidato gli enti a svolgere attività di controllo investendo del fatto il Ministero dell’Ambiente, infine ha presentato un esposto alla Procura del tribunale di Vallo della Lucania perché si accerti se si ravvisano reati ambientali.