Cilento e Diano: ecco la mappa della criminalità organizzata

La relazione della Dia rivela la presenza di gruppi criminali operanti sul territorio

Di Katiuscia Stio

E’ stata pubblicata la relazione della Dia sulla diffusione della Criminalità Organizzata in Italia relativa al secondo semestre del 2018 (luglio-dicembre). Ancora una volta in Provincia di Salerno si segnalano infiltrazioni di organizzazioni criminali, nonostante l’azione di repressione abbia consentito negli anni di ridurre la capacità operativa di diversi clan. In questo contesto il Cilento e il Vallo di Diano non sono delle isole felici.

Criminalità organizzata: la mappa dell’alto Cilento

Per quanto riguarda i comuni dell’alto Cilento, si legge nella relazione, ad Agropoli si registra la presenza della famiglia Marotta “di origine nomade, dedita a reati di tipo predatorio, all’usura, al traffico di stupefacenti e al riciclaggio di capitali”: nel mese di novembre, a conclusione di un’operazione condotta dai Carabinieri, sono stati arrestati alcuni esponenti della famiglia.

Le indagini hanno consentito di documentare la commissione di furti, l’utilizzo fraudolento di carte di credito e il conseguente riciclaggio dei proventi. Inoltre, sono state accertate minacce poste in essere dai componenti del sodalizio nei confronti di Amministratori del comune di Agropoli, del responsabile di una società operante nel settore della raccolta dei rifiuti solidi urbani e di alcuni appartenenti alle Forze di polizia. Nel medesimo territorio sono presenti elementi del clan Fabbrocino di Castellammare di Stabia.

Nell’area del comune di Capaccio Paestum, invece, si segnala il ritorno di storici personaggi già inseriti, con ruoli di rilievo, nel gruppo Marandino fortemente legato, in passato, al cartello della Nuova Camorra Organizzata. Nel mese di marzo 2018, la DIA di Salerno ha eseguito una confisca di beni, per un valore di circa 3 milioni di euro, a carico di un imprenditore, operante nel settore delle pompe funebri, ritenuto organico al gruppo Marandino.

In questo territorio, rivelano dalla Direzione Investigativa Antimafia, si è rilevata anche un’intensa attività delinquenziale, connessa al traffico e allo spaccio di stupefacenti, posta in essere da gruppi non direttamente riconducibili al clan Marandino, alcuni dei quali promossi e organizzati da ex affiliati alla Nuova Camorra Organizzata, che potrebbero avere interesse a stringere rapporti con sodalizi operanti nella provincia di Napoli, a loro volta interessati a riciclare e reimpiegare capitali illeciti nei settori produttivi della zona (turistico, alberghiero, zootecnico, agricolo).

La mappa della criminalità organizzata nel Medio e Basso Cilento

Nel Medio e Basso Cilento, pur non rilevandosi la presenza di organizzazioni criminali, la particolare vocazione turistico-ricettiva, localizzata soprattutto nella fascia costiera, espone l’area a possibili investimenti di capitali illeciti. Il comprensorio risulta, altresì, oggetto di attenzione da parte di pregiudicati napoletani, in relazione al traffico ed allo spaccio di stupefacenti, soprattutto durante il periodo estivo. In tale ambito si registra l’operatività, per quanto non strutturata, di piccoli gruppi criminali autoctoni, dediti anche questi allo spaccio.

La situazione nella Valle del Calore

Allo stato, non si registrano eventi che possano indicare una presenza di organizzazioni camorristiche nella Valle del Calore. L’unico fenomeno delinquenziale rilevante è lo spaccio di stupefacenti, approvvigionati nei vicini comuni di Sala Consilina e Atena Lucana.

Criminalità organizzata nel Vallo di Diano

Nel Vallo di Diano, posto a cerniera tra l’alta Calabria e la Campania, sono stati documentati contatti tra esponenti della malavita locale e delle cosche calabresi dell’alto Ionio e Tirreno cosentino. Sul territorio sono operativi due gruppi criminali, facenti capo alle famiglie, originarie di Sala Consilina, Gallo e Balsamo. I due gruppi, prima uniti in un unico sodalizio dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, operano separatamente e senza contrasti. La zona si presta ad essere sfruttata per l’illecita coltivazione e produzione di cannabis, attirando in particolare l’interesse di soggetti dell’hinterland vesuviano (L’11 settembre 2018 il GIP presso il Tribunale di Salerno ha emesso un’ordinanza di convalida di arresto e contestuale applicazione di misura cautelare personale degli arresti domiciliari, nei confronti di tre napoletani che illecitamente coltivavano in un terreno sito a Roscigno, località Monte Pruno, 215 piante di cannabis e detenevano 26 piante di cannabis già poste in essicazione. Il 18 settembre 2018, a Montecorice, i Carabinieri hanno tratto in arresto due soggetti, entrambi residenti a Lettere, sorpresi a coltivare 200 piante di canapa indiana).

Le investigazioni svolte nel tempo hanno anche evidenziato che l’area è stata oggetto di investimenti immobiliari ed imprenditoriali da parte della criminalità organizzata napoletana. Non mancano episodi intimidatori ed estorsivi, in danno di commercianti locali (Il 19 luglio 2018 i Carabinieri hanno eseguito l’ordinanza, emessa dal GIP presso il Tribunale di Lagonegro nei confronti di due pregiudicati ritenuti responsabili di tentata estorsione e tentata rapina aggravate, ai danni del titolare di un bar di Sassano. Il 2 agosto 2018, a Polla, in un piazzale-deposito di autovetture di proprietà di un pluripregiudicato, si è sviluppato l’incendio di tre automezzi destinati alla rottamazione.

Peraltro, pur non rilevandosi ingerenze e tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata in seno alle locali pubbliche amministrazioni, si segnala un’attività di indagine della Procura di Lagonegro, che ha portato alla denuncia, il 18 luglio 2018, da parte dei Carabinieri, di due impiegati del comune di Padula e di un imprenditore, responsabili di una truffa ai danni dello Stato, legata alla gara d’appalto bandita per la ristrutturazione di taluni locali della Certosa di San Lorenzo e dell’ex Convento di Sant’Agostino.

Condividi questo articolo
Exit mobile version