Mazzette a Camerota, arresti domiciliari per Giuseppe Occhiati. Questa la decisone del giudice presso il tribunale di Vallo dove ieri pomeriggio è stato processato per direttissima il dipendente dell’ufficio anagrafe del centro cilentano. La decisione è arrivata attorno alle 18.20 con la convalida del fermo per il 62enne di Camerota che, esattamente 48 ore prima, mercoledì pomeriggio, era stato acciuffato in flagranza di reato dai carabinieri della stazione di Marina di Camerota, agli ordini del comandante Francesco Carelli, mentre, all’interno di un bar di via Bolivar, stava intascando da una donna una mazzetta di mille euro in cambio di un documento d’identità.
Il funzionario, rappresentato dall’avvocato Attilio Tajani, ha dunque lasciato il carcere di Vallo dove ha trascorso due notti per tornare a casa agli arresti domiciliari. La prima udienza, per Occhiati, accusato di concussione, è prevista per il prossimo mese di settembre. Il suo legale ha avanzato una richiesta di termine per la difesa, in pratica del tempo ulteriore per studiare le carte.
Intanto per il vice sindaco di Vallo, Antonietta Coraggio dopo l’interrogatorio e l’intervento degli avvocati Franco Maldonato e Celestino Sansone anche il pm Vincenzo Palumbo ha espresso parere favorevole sulla richiesta di revoca della misura cautelare di interdizione di un anno dai pubblici uffici avanzata dai legali. Per lei si è ridimensionato l’impianto accusatorio. Ora si attende la decisione del Gip che potrebbe arrivare nelle prossime ore.
Se accolta la Coraggio potrebbe tornare a lavoro già agli inizi della prossima settima e riprendere la guida dell’ufficio tecnico di Camerota, alcuni indagati con il divieto di dimora hanno fatto richiesta di potersi recare domani alle urne quindi oggi il gip Marotta potrebbe decidere anche sulle richieste di revoca. Nell’inchiesta la Coraggio è finita quale presidente della società partecipata La Marina il Leon di Caprera da cui secondo gli inquirenti sarebbe stati distratti fondi a favore di ex amministratori di Camerota. L’interrogatorio è durato oltre due ore. La Coraggio ha spiegato la sua estraneità ai fatti contestati, la maggior parte delle condotte che hanno portato al blitz dei carabinieri sono riferiti a momenti in cui non occupava l’incarico di presidente della società partecipata. Le dichiarazioni della Coraggio sono state supportate da opportuna documentazione ed investigazioni prodotte dagli avvocati. Sono 56 i capi di imputazione contestati a vario titolo agli indagati. Nel faldone dell’inchiesta rientrano tanti nomi di professionisti, altri ex politici e altri ex funzionari. Tutti hanno avuto a che fare con il Comune di Camerota almeno nel periodo che va dagli anni 2012 e 2017.
L’unico dei dodici raggiunti da misura cautelare a non essere stato ancora interrogato è Fernando Cammarano. Il commercialista è a Fuorni. Intanto a buona parte di questi indagati, non raggiunti da misure cautelari, è arrivato l’avviso a comparire dinanzi al gip. La chiacchierata con gli inquirenti, per loro, avrà inizio da lunedì prossimo. Gravi problemi si ripercuotono attualmente sulla macchina amministrativa del Comune di Camerota con l’attuale amministrazione guidata dal sindaco Mario Salvatore Scarpitta che deve correre ai ripari vista la scarsa presenza di personale all’interno degli uffici. I due più colpiti sono quello Tecnico dove dovrebbe tornare la Coraggio e quello dell’Anagrafe che ha visto, due giorni fa, l’arresto del responsabile per concussione.