CAMEROTA. I carabinieri del comando provinciale di Salerno e della Compagnia di Sapri, in collaborazione con i militari della stazione di Camerota hanno eseguito 12 misure cautelari e, contestualmente, 19 perquisizioni domiciliari e personali nei confronti di soggetti facenti parte dell’amministrazione comunale di Camerota. Le indagini sono partite da un accertamento relativo ad una vicenda appropriativa da parte di funzionari pubblici del Comune di Camerota, dei proventi della Tosap. Dalle prove acquisite e dal contenuto delle conversazioni acquisite grazie alle intercettazioni è emersa l’esistenza di un “collaudato sistema criminale” basato su logiche affarische e clientelare, funzionale alla spartizione illecita degli appalti a favore di imprenditori amici in un circolo vizioso ed impenetrabile i cui partecipi prosperavano a tutti discapito dell’efficienza, trasparenza e buona organizzazione dell’azione amministrativa; è apparso dunque evidente come a monte di tale sistema si stagliasse una vera e propria struttura associativa, in grado di effettuare una indebita inerferenza sull’operato dell’autorità pubblica, sovrapponendosi ad essa e perseguendo i propri fini illeciti utilizzando la struttura dell’apparato amministrativo. Ciò ha permesso la spartizione di gare d’appalto comunali, sistematicamente indirizzate a favore di società riferibili agli stessi amministratori o comunque a soggetti vicini.
In particolare la struttura organizzativa dell’associazione è da individuarsi nel preesistente apparato amministrativo del Comune di Camerota, alla cui interna articolazione la stessa si è sovrapposta con un modus operandi sostanzialmente omogeneo, esercitando le sue attività sotto le direttive degli ex sindaci Romano e Troccoli diverse funzioni esecutive e collaborative affidate agli altri sodali; in tal modo gli indagati hanno agito distorcendone la struttura amministrativa.
Quello accertato è, in qualche modo, un sistema grezzo ma estremamente efficace per peculati, ad esempio veniva rilasciata regolare ricevuta. La finalità di tali condotte, era quella di conservare il potere. Camerota fino al dicembre 2016 era un luogo ove il codice degli appalti non ha trovato regolare applicazione. L’ente comunale, in altri termini, costituiva uno schermo regolare ed un mezzo attraverso il quale perseguire fini illeciti e realizzare delitti contro la Pubblica Amministrazione.
La struttura organizzativa del sodalizio si è, dunque, sovrapposta alla struttura amministrativa, anche con riferimento ai ruoli e alle funzioni attribuite a ciascuno degli indagati, creando una vera e propria rete che fungeva da catalizzatore dell’affectio societatis, creata attraverso l’occupazione sistematica dei ruoli chiavi all’interno di Comune e partecipate. Sono state quindi controllate quasi tutte le gare d’appalto, pilotandole verso società con a capo imprenditori collegati ad amministratori da amicizia, vincoli di parentela o comuni interessi economici.
In cambio gli imprenditori fornivano somme di diverse migliaia di euro e assumevano personale indicatogli dagli amministratori, eseguivano gratuitamente lavori edili privati, fornivano pass gratuiti per parcheggi e ormeggi. In particolare, in relazione ai posti di lavoro, si è visto come gli indagati non creassero posti di lavoro per tutti ma soltanto per alcuni ed il criterio di selezione non fosse ispirato a metodi meritocratici.
A completare la mala gestio si è acclarato grazie all’ausilio della Ragioneria di Stato, il ricorso alla falsificazione del bilancio, attraverso false attestazioni sull’avvenuto rispetto del patto di stabilità dal 2012 al 2015, certificando con delibere della giunta ogni anno l’avvenuto rispetto.
Complessivamente tre persone sono in carcere e altrettante ai domiciliari. Altri soggetti hanno ulteriori misure cautelari.
Tra i coinvolti, a vario titolo, Antonio Romano, Fernando Cammarano, Antonio Troccoli, Rosario Abbate, Antonietta Coraggio,Ciro Troccoli, Michele Del Duca, Giancarlo Saggiomo, Lorenzo Calicchio, Mauro Esposito, Vincenzo Bovi, Vincenzo Del Duca.