Quella scanzonata e vulcanica Associazione Culturale che porta il nome: “Il Sipario”, Venerdì 26 Aprile (ore 21:00) presso il Teatro “La Provvidenza” di Vallo della Lucania, porta in scena: “I Casi sono due”, commedia brillante di Armando Curcio per la regia di Piero Pepe. “La vicenda è ambientata in Sicilia ai tempi d’oggi in casa del barone Ottavio Del Duca e della moglie Aspasia. Le loro giornate procedono mestamente verso la vecchiaia, senza la consolazione di un figlio, di un erede, che non hanno potuto avere. La baronessa sublima l’istinto materno nelle esagerate attenzioni verso il vecchio cane mentre il barone somatizza la frustrazione in una serie di malattie psicosomatiche. Finché, un giorno, si decide a rintracciare un figlio illegittimo, nato dalla fugace relazione con una cantante.”
La Compagnia di Agropoli, capitanata dall’inesauribile Umberto Anaclerico, continua la sua opera di riproposizione dell’inarrivabile “Teatro Napoletano” con tutto il suo estro e la sua “umanità disperata e disordinata”. Questa volta la scelta è caduta su: “I Casi sono due” di Armando Curcio, celebre autore, noto anche in veste di Editore per lo straordinario contributo dato alla divulgazione del sapere nel nostro Paese. Un’opera famosa, cara anche al grande Fellini, del repertorio farsesco otto-novecentesco partenopeo divenuta uno dei successi storici di Eduardo e Peppino De Filippo, che a suo tempo ne fecero bacino di pubblico e di consensi. Pochi anni fa, fu riproposta, con un successo annunciato e confermato, da due leggende del teatro napoletano, quali Carlo Giuffrè e Angela Pagano.
Sul palcoscenico del Teatro “La Provvidenza”, a far rivivere le atmosfere della ricca dimora del barone Ottavio e di sua moglie Aspasia, accanto al già citato Umberto Anaclericoo, ci saranno altri interpreti noti al pubblico campano, dall’acclarata bravura già mostrata in passate performance teatrali: Sergio Iodice, Pierpaolo Iorio, Emilio Benevento, Marisa Esposito, Francesca De Padova, Rosario Iodice e Antonio Giacco. L’augurio può essere uno solo, per gli attori, per il regista Piero Pepe e per gli spettatori, facendo nostre le parole dell’indimenticabile Carlo Giuffrè: «Ecco il teatro quello vero che funziona da sempre, come una bella festa fra vecchi amici con cui stai subito bene. Nutro la speranza che tutto ciò che di spensierato, allegro, buffonesco, patetico, assurdo e straziantemente umano, hai visto accadere su quel palcoscenico, spente le luci e uscito dal teatro, tu possa ritrovarlo fuori, nella vita».