Il 14 aprile 1989 la prima presentazione ufficiale del progetto di Albergo Diffuso. Siamo a Carnia (UD), diversi anni dopo il terremoto del 1976 ed è qui che il prof. Giancarlo Dall’Ara, esperto di marketing territoriale, propone un progetto di una nuova fruibilità turistica delle costruzioni ristrutturate, ma lasciate vuote. L’esperienza si replica a Bosa, in Sardegna, nei primi anni ’90, ed è a partire da quel momento che il termine “Albergo Diffuso” formalizza un vero e proprio modello di ospitalità.
L’Albergo Diffuso (dove “diffuso” sta per la sue estensione sul territorio in orizzontale, e non in verticale come gli alberghi tradizionali) identifica non soltanto un modello di ospitalità distinto ed originale, ma anche un modello di sviluppo turistico del territorio, a basso impatto ambientale, in quanto basato sul recupero, ristrutturazione e valorizzazione delle risorse già presenti sul territorio. Una formula vincente che propone l’autenticità e lo stile di vita del luogo come prodotto, rigenera i centri storici, anima l’economia locale e pone un freno allo spopolamento dei borghi.
L’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi, voluta e presieduta dallo stesso prof. Dall’Ara, conta oggi oltre 100 strutture aderenti aderenti al Manifesto dell’Albergo Diffuso, di cui tre in Campania (Borgo di Castelvetere, Castelvetere sul Calore, Avellino; Convento San Basilio Relais, Amalfi, Salerno; Le case del Borgoantico, Eboli, Salerno).
“Abbiamo creato un modello di ospitalità originale, lo abbiamo fatto conoscere al mondo con il nome italiano, lo abbiamo fatto regolamentare e lo abbiamo trasformato in un caso di successo internazionale” ha affermato il prof. Dall’Ara in occasione della presentazione dell’ultimo Report sull’Albergo Diffuso.
E la Campania, secondo l’Associazione, detiene la migliore legislazione in materia, che rispecchia in pieno il modello di Albergo Diffuso. Classificato quale “struttura ricettiva extralberghiera”, l’Albergo Diffuso è “una struttura ricettiva a gestione unitaria, situata in centri storici, caratterizzata dalla centralizzazione in un unico edificio dei servizi comuni, quali l’ufficio di ricevimento e gli altri servizi principali e dalla dislocazione delle unità abitative”. (Regolamento Regionale 13 maggio 2013, n.4).
Classificazione, accessibilità, vincoli ed incentivi tengono conto delle peculiarità dei centri storici campani, del loro patrimonio e della loro economia.
Un’opportunità per il rilancio del turismo, soprattutto nelle zone interne, e la crescita dei nostri territori.