Nella giornata di oggi 13 aprile si terrà ad Elea-Velia l’iniziativa “La natura nel Parco archeologico”, un appuntamento interessante che vede la partecipazione di docenti di botanica farmaceutica e di industrie agrarie nonché il presidente di Assoverde per discutere della cura e della manutenzione del patrimonio vegetale di Velia. Questa iniziativa è per me occasione e pretesto per richiamare l’attenzione su quelle caratteristiche non archeologiche, troppo spesso sotto traccia, che compongono i valori del Parco archeologico di Elea-Velia. Spesso, o meglio nella stragrande maggioranza delle volte, si è indotti a pensare ad Elea-Velia come una risorsa esclusivamente archeologica, quando in realtà è proprio nella definizione di “Parco archeologico” che si mostra quanto questa idea sia frutto di una approssimazione che ha delle conseguenze negli approcci tutelari, valorizzativi e gestionali. E’ vero che l’attributo “archeologico” accompagna le varie definizioni di Elea-Velia ma vi sono delle differenze tra sito archeologico, area archeologica e parco archeologico su cui spesso ci si confonde e su cui è opportuno far chiarezza.
Ebbene,che cosa è un Parco archeologico?
La definizione normativa ce la fornisce il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio che all’art. 101, sotto la rubrica Istituti e luoghi della cultura, definisce un’area archeologica quale “sito caratterizzato dalla presenza di resti di natura fossile o di manufatti o strutture preistorici o di età antica” e un parco archeologico come “un ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come museo all’aperto”.
La differenza principale tra area e parco è pertanto questa: l’area archeologica è un ambito pubblico o privato con la presenza di materiale di natura archeologica; il parco archeologico invece è un ambito in cui vi è la presenza contemporanea e di pari importanza di materiale archeologico e di elementi naturalistici e ambientali. Come recitano le Linee guida per la costituzione e la valorizzazione dei parchi archeologici (adottate dal MiBAC con Decreto del 18.5.2010) il parco archeologico rientra nella categoria dei parchi territoriali, intesi come luoghi dove l’intreccio cultura/natura si presenta nelle forme più differenziate, in cui ora prevalgono gli aspetti naturalistici ora quelli storici: si ha un parco archeologico quando la componente storico-archeologica risulta quantitativamente o qualitativamente caratterizzante. Ma vi è un ulteriore elemento di differenza tra area e parco, fortemente caratterizzante di quest’ultimo, costituito da quell’essere “attrezzato come un museo all’aperto” ove per museo si intende, sempre secondo l’art. 101, “una struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio”. Questo elemento è talmente permeante e rilevante che l’espressione Parco archeologico viene anche utilizzata laddove, pur non essendovi rilevanti elementi prettamente ambientali, vi è una articolazione organizzativa orientata alla tutela e alla valorizzazione da configurare un “museo all’aperto”, come ad esempio col Parco archeologico di Pompei o quello del Colosseo. Ma tale ultimo uso della espressione parco archeologico risulterebbe limitativo per Elea-Velia e per Paestum ove gli elementi naturalistici sono non solo distintivi e consustanziali alla pari delle evidenze archeologiche ma devono essere tenuti debitamente in considerazione, sia perché l’aspetto naturalistico-ambientale è indice primario della qualità del parco ma anche e soprattutto perché serve a definire gli indirizzi verso cui deve tendere quella sua sua articolazione organizzativa definita come “museo all’aperto”. Per di più e preliminarmente la considerazione della complessità valoriale è fondamentale per l’individuazione delle responsabilità e quindi per dare forma alla governance del Parco archeologico che, nel caso di Paestum ed Elea-Velia, trova la convergenza di più centri decisionali e più strumenti di pianificazione, con l’Ente Parco che è ente competente per le emergenze ambientali.
La questione della governance e dell’integrazione tra più centri decisionali e strumenti di pianificazione risulta essere di cruciale importanza soprattutto per il Parco archeologico di Elea-Velia che ha sempre sofferto di questa sua debolezza strutturale: in tale direzione le summenzionate Linee guida per la costituzione per la costituzione e la valorizzazione dei parchi archeologici (consultabili qui) forniscono un utilissimo strumento che ha come obiettivo l’elaborazione di un Piano di gestione, purtroppo ad oggi ancora mancante, sebbene sia anche obbligatorio ai sensi della legge 77 del 2006 recante Misure speciali di tutela e fruizione a favore dei siti UNESCO (qui consultabili).
L’appuntamento odierno organizzato dalla direttrice Giovanna Scarano va sicuramente nella giusta direzione, verso l’emersione di una rinnovata sensibilità e consapevolezza sui valori complessivi del Parco archeologico di Elea-Velia; ciò non di meno però vi è la necessità di avviare percorsi strutturanti di una governance del Parco archeologico per una tutela ed una valorizzazione complessive e fortemente contestualizzate.