Intervista e recensione a Biagio IzzoIeri sera, al De Filippo di Agropoli, è andato in scena I fiori del latte, sesto appuntamento della stagione teatrale diretta da Pierluigi Iorio. Protagonisti della commedia sono due cugini Aniello Scapece (Biagio Izzo) e Costantino Scapece (Mario Porfito) alle prese con l’apertura di un caseificio in cui hanno investito tutte le loro risorse . Lo spettacolo, scritto da Eduardo Tartaglia e diretto da Giuseppe Miale di Mauro, tratta un tema molto attuale: la delicata questione della terra dei fuochi. Lo fa cercando di indirizzare il pubblico verso una risata consapevole della drammaticità dell’argomento trattato. In realtà, alla fine della commedia, tutto sembra risolversi per il meglio, cercando di porre l’accento sul fatto che la terra dei fuochi è ricca di storia e di cultura e non di rifiuti tossici.
Eppure, in due ore di spettacolo, il pubblico ha partecipato con attenzione alla scelta morale che travolge i due cugini. A causa della morte fortuita del cane del loro aiutante russo (Ivan Senin), Aniello e Costantino scoprono che il terreno in cui pascolano le bufale è contaminato dai rifiuti tossici. Dunque le mozzarelle del loro caseificio sono ad alto rischio per la salute. È dura prendere una decisione. Possono davvero pensare di avvelenare le persone che li hanno visti crescere? Aggirano l’ostacolo pensando di sperimentare la tossicità delle mozzarelle, tentando il commercio con la Russia. L’occasione è fornita da Regina( Angela De Matteo), ex di Aniello che, trasferitasi in Russia per dimenticare il suo amore, torna in paese con la notizia di aver stretto rapporti con influenti personalità russe. Costantino ne approfitta per chiederle di dar vita a un commercio di mozzarelle con la Russia e così avverrà. Gli affari sembrano andare per il meglio finchè, dalla Russia, non arrivano notizie di problemi di salute da parte di coloro che hanno assaporato i prodotti esportati. Si scopre che Regina ha un figlio in Russia, affetto dagli stessi sintomi. Ma chi è il padre? Aniello, tormentato dal dubbio di essere l’artefice dell’avvelenamento di suo figlio, rivela tutto a Regina. Ma in che mondo viviamo se ci preoccupiamo degli altri solo se sono nostri figli? Dov’è finita la reale umanità? Sono queste le domande che Regina pone ad Aniello e a tutto il pubblico.
Pian piano si scoprirà che la storia dei rifiuti tossici era stata inventata dalla camorra per speculare sulle terre del Sud e fare affari con un elegante e furbo impresario del Nord ( Stefano Jotti). La terra dei fuochi è salva, i due cugini, pentiti delle proprie azioni, si adoperano per scavare nel terreno e portare alla luce i rifiuti tossici. Ciò che troveranno saranno soltanto reperti archeologici. La terra dei fuochi è custode di arte e cultura e nulla più. A teatro è concesso il lieto fine, ma nella realtà sarà davvero così? Al pubblico l’ardua sentenza.