Sono stati pubblicati dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali i dati sulle affluenze del 2018 dei luoghi della cultura italiani e, per quello di nostro interesse, vediamo come sono andati i siti di Paestum, Velia e della Certosa di Padula nel ventesimo anno dalla loro iscrizione nella World Heritage List dell’UNESCO. A livello nazionale i musei e siti archeologici statali sono stati visitati, nel 2018, da oltre 55 milioni di persone (55.504.372) con un incremento superiore ai cinque milioni rispetto all’anno solare 2017 (50.169.316) e, nella classifica dei 30 luoghi maggiormente visitati, la Campania si attesta in seconda posizione con 6 siti, meno del Lazio (8) e più della Toscana (5). Tra i siti campani vi è quello del Parco Archeologico di Paestum il quale si conferma una eccellenza ma che sorprendentemente quest’anno perde il 3,14% di visitatori passando dai 441.196 del 2017 ai 427.339 del 2018 ma registrando un aumento dello 0,53 % degli introiti che in pochissimi anni si sono raddoppiati sfiorando oggi i due milioni di euro. Quindicimila visitatori in meno non dovrebbero costituire forma di discussione del modello pestano ma in ogni caso sarebbe interessante una riflessione per comprendere quanto di questo decremento del 2018 si distribuisca tra i turisti forestieri ed i fruitori locali su cui molto ci si è orientati negli ultimi anni.
La Certosa di Padula continua pian piano a crescere (+2,02%) passando dai 89.318 del 2017 ai 91.119 del 2018 e registrandon un significativo incremento del 60,75% degli introiti che hanno superato i duecentocinquantamila euro netti. I numeri della Certosa meriterebbero qualche approfondimento perché la leggerissima crescita degli ultimi anni si inserisce in una decrescita continua degli ultimi dieci. Da quando sono iniziati i rilevamenti nel 1996 e per tutta la prima decade degli anni Duemil, la Certosa ha viaggiato su numeri altissimi, stabilmente sui centoventimila visitatori con un picco di centrotrentottomila. Sarebbe interessante interrogarsi sul perché di questo significativo decremento che, a conti fatti, è di gran lunga maggiore ai visitatori che ogni anno fa Elea-Velia.
Il Parco archeologico di Elea-Velia, con 23.969 visitatori, ha registrato nel 2018 un -7,19% rispetto al 2017 che con 25.827 visitatori era già, purtroppo, il peggior anno dall’inizio dei rilevamenti nel 1996. Le cause di questo decremento sono da ravvisarsi nella chiusura di buona parte del sito, fino allo scorso dicembre, causato dai danni del terribile incendio del luglio 2016 . Per farsi un’idea complessiva sui numeri di Elea-Velia si deve andare oltre le due sfortunate annualità facendo riferimento ai rilevamenti precedenti all’incendio. Da venti anni a questa parte il Parco archeologico di Elea-Velia si attesta stabilmente attorno ai trentamila visitatori, alternandosi, quando qualche migliaia in più, quando in meno mostrandosi in una curva che si presenta stabilmente piatta la quale denota una situazione complessivamente poco felice di quello che fu un Grande Attrattore Culturale della Regione che, a ben vederem non attrae né sul piano della competizione globale, né di quella regionale e nemmeno di quella locale: basti pensare che sugli oltre 4 milioni di turisti che approdano ogni hanno nel Cilento soltanto trentamila visitano il Parco di Elea-Velia. La curva è purtroppo piatta e questi dati sono indicatori di come le attività realizzate da venti anni a questa parte in quello non abbiano portato, in termini di affluenza, a risultati evidenti e significativi: il Parco non cresce, non è competitivo e attrattivo e, nei fatti, non costituisce un valore aggiunto per il territorio. Velia merita molte riflessioni e questi dati non nascondono le sue difficoltà ma anzi spingono a porre in essere maggiori attenzioni nei confronti dell’antica città di Parmenide.
Tra gli altri siti interessati dai rilevamenti ministeriali riporto innanzitutto l’Antiquarium di Sala Consilina con 350 visitatori; il Museo Archeologico Nazionale di Volcei “Marcello Gigante” che ha registrato 5.529 visitatori (-3,29% rispetto al 2017); il Museo Archeologico di Eboli e della Media Valle del Sele con 2.737 (-32,4%); Museo archeologico nazionale di Pontecagnano con 7.980 (+7,88%).