Un monitoraggio di Legambiente sullo stato di applicazione dei Criteri ambientali minimi (CAM), resi obbligatori dall’articolo 34 del Codice degli Appalti, per fotografare il lavoro sulla concreta attuazione nel nostro paese delle norme relative al Green Public Procurement (GPP) e sulla loro diffusione. La spesa della Pubblica Amministrazione (pari ad oltre 170 miliardi di euro) è una quota importante per orientare verso la sostenibilità ambientale il mercato ed il GPP è una leva già diventata realtà, almeno dal punto di vista normativo. Si tratta ora di lavorare perché questa obbligatorietà sia rispettata partendo dal presupposto che i GPP sono uno strumento fondamentale per avviare concretamente un processo di riconversione ecologia del mercato di beni e servizi, a cominciare dall’economia circolare. Lo studio è stato presentato da Legambiente nel corso Ecoforum dell’economia circolare in tour, nell’ambito della prima tappa un seminario confronto tra politica, enti locali e imprese per fare lo sforzo tutti insieme per diffondere l’importanza del rispetto del GPP negli appalti pubblici.
Al monitoraggio di Legambiente hanno risposto 55 i Comuni. La categoria con il maggior numero di Comuni che dichiarano di applicare “sempre” i CAM (Criteri ambientali minimi) è quella degli appalti per Riscaldamento e Illuminazione, con 23 Comuni pari al 41,8% del totale, seguita dalla Gestione dei rifiuti (22 Comuni, pari al 40% del campione) e con 16 Comuni per ciascuna categoria (29,1%) dalle Apparecchiature elettriche ed elettroniche e dalla Gestione del verde pubblico. Se si aggiungono i Comuni che li applicano “talvolta”, al primo posto, come diffusione del GPP, risulta la Gestione dei rifiuti (36 Comuni, pari al 65% del totale), seguita da Riscaldamento e illuminazione (35 Comuni, pari al 63,6%) e con 30 Comuni ciascuna (54,5% del campione) daApparecchiature elettriche ed elettroniche, Cancelleria e Gestione delle pulizie. La Carta si attesta 52,7% dei Comuni che applicano sempre (14 Comuni) o talvolta (15 Comuni) i CAM relativi a questa categoria merceologica di acquisti pubblici. La categoria con il minor numero di Comuni che rispettano sempre o talvolta l’obbligo di legge è quella della Gestione delle mense (29,1%). Solo 8 Comuni dichiarano di applicare sempre I Criteri Ambientali Minimi per questa categoria, mentre 16 lo fanno talvolta. Sono soltanto 8 i Comuni che applicano sempre i CAM anche per quanto riguarda i materiali per l’edilizia, mentre sono 20 quelli che dichiarano di farlo talvolta, per un totale pari al 36,4% del campione.
Per quanto riguarda i capoluoghi di provincia, Napoli ha risposto al questionario dichiarando di applicare sempre i CAM negli acquisti per la Cancelleria e la Carta (non ci sono risposte per le altre 9 categorie); Avellino ha risposto al questionario dichiarando di non applica mai i CAM per gli appalti relativi all’Arredo urbano e alla Gestione dei rifiuti (non ci sono risposte per le altre categorie) mentre Salerno non ha risposto alle domande del questionario relative al Green public procurement e all’applicazione obbligatoria per legge dei Criteri Ambientali Minimi.
“ Siamo davanti ad un piccola grande una “rivoluzione inaspettata” – ha commentato Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania- che può orientare verso la sostenibilità una leva importante come la spesa pubblica. Sono i Criteri ambientali minimi a determinare le “considerazioni” ambientali sulle diverse fasi delle procedure di gara: l’oggetto dell’appalto, le specifiche tecniche collegate alle modalità di aggiudicazione in base all’offerta economicamente più vantaggiosa, le condizioni di esecuzione. Dobbiamo lavorare perché questa obbligatorietà sia rispettata partendo dal presupposto che i GPP sono uno strumento fondamentale per avviare concretamente un processo di riconversione ecologia del mercato di beni e servizi, a cominciare dall’economia circolare. Per fare questo- conclude Imparato- c’è bisogno di governare il processo di attuazione dell’obbligo al rispetto dei CAM ed è giusto che sia proprio la Regione a stimolare e a formare gli enti locali e tutte le stazioni appaltanti a questo obbligo. Chiediamo alla Regione di di adottare un Piano di azione regionale su GPP, seguendo l’esempio della Sardegna (92% di spesa green).”
Oggi la Regione Campania – commenta Legambiente- per quanto riguarda gli acquisti verdi, fa riferimento soprattutto ad un atto di indirizzo deliberato dalla Giunta regionale nel 2007 e su alcuni richiami al GPP presenti in leggi settoriali come quella in materia di rifiuti.Come Legambiente svolgeremo, un’azione di controllo dell’effettivo rispetto delle norme in materia, di informazione e di formazione, diffusa sul territorio anche grazie all’attività dell’Osservatorio “Appalti verdi”, costituito da Legambiente in collaborazione con la Fondazione Ecosistemi che punterà la lente di ingrandimento sul tema del GPP e dell’attuazione dei CAM avviando un vero e proprio monitoraggio civico.