Rigore da ripetere, presidente Magnocavallo annuncia: ritiro la squadra

La squadra è composta interamente da immigrati. Il presidente: "Sarà per il colore della loro pelle?"

Di Carmela Santi

“Vergognoso, inutile continuare a giocare. Ritiriamo la squadra”. È il presidente della Magnocavallo City, formazione di Ascea che milita in terza categoria a prendere la decisione. I ragazzi di Vincenzo Abagnale ieri al 40esimo del primo tempo hanno abbandonato il campo di gioco. Un’amara decisione, maturata dopo l’ennesimo fischio discutibile da parte dell’arbitro. D’altronde è dall’inizio del campionato che la dirigenza del Magnocavallo City assiste a decisioni ritenute ingiuste da parte degli arbitri verso i propri ragazzi.

“Sarà per il colore della loro pelle?” si chiede il presidente. La squadra di Ascea é composta infatti da venti ragazzi tutti di colore. Sono ventenni della Nigeria, Gambia e Camerun tutti rifugiati ospiti del locale Centro di accoglienza di accoglienza. Un bel progetto di sport ed integrazione sostenuto dal presidente Abagnale e da altri soci non senza sacrifici. Ogni domenica la squadra scende in campo ma a fine partita puntualmente la cronaca racconta di decisioni discutibili prese dagli arbitri in danno dei ragazzi del Magnocavallo City.

“Non vogliamo parlare di razzismo – racconta il presidente – ma quello che stiamo subendo dall’inizio del campionato purtroppo ci fa dubitare”. Ieri la squadra giocava in casa sul comunale di Ascea contro la formazione Antessano di Licusati.

I ragazzi del Magnocavallo stavano perdendo per 1 a 0. La cronaca della partita nel racconto del presidente: al 40esimo registra un fallo della squadra ospite, c’è un giocatore a terra. L’arbitro della sezione di Sapri invece fischia un rigore fuori aria, un rigore inesistente per Abagnale ma comunque parato dal portiere del Magnocavallo. Non è finita perché per l’arbitro il rigore parato non è valido ed è quindi da ripetere. A quel punto la reazione della dirigenza e dei ragazzi. “Siamo usciti dal campo – dice il presidente – era inutile continuare a giocare, il nostro è stato un segno di protesta anche per contestare gli innumerevoli episodi di razzismo a cui abbiamo assistito dall’inizio del campionato. Innumerevoli gol annullati da parte degli arbitri con chiaro atteggiamento contro di noi”. La squadra ha abbandonato il campo, la partita é stata interrotta. L’episodio potrebbe avere conseguenze ancor più pesanti. La dirigenza sta pensando con rammarico di ritirare la squadra dal campionato. I ragazzi stanno facendo un buon campionato. Ogni domenica scendono in campo con entusiasmo, a fine partita sui loro volti l’ennesima delusione. Sono consapevoli delle decisioni piuttosto discutibili che gli arbitri prendono contro di loro.

“Non possono essere coincidenze o distrazioni – ribadiscono i dirigenti – ci sono stati troppo episodi”. Ieri l’episodio che ha fatto esplodere la reazione del presidente. In segno di solidarietà per i suoi venti tesserati è entrato in campo ed ha fermato la partita “era inutile continuare a giocare, prima un rigore che non c’era, poi il rigore parato e annullato”. La squadra occupa una posizione a metà classifica del girone F di Terza Categoria. La partita interrotta nel primo tempo sarà sicuramente persa a tavolino e probabilmente i ragazzi del Magnocavallo non scenderanno più in campo. Una brutta storia che non fa onore al mondo del calcio. I venti tesserati, tutti giovanissimi non sognavano il podio, forse neanche il primo posto. Volevano semplicemente giocare lealmente le loro partite ed integrarsi con la comunità locale. E invece ora è tutto potrebbe essere finito: dalla loro partecipazione al campionato all’obiettivo vero del progetto, l’integrazione.

“La vera sconfitta è proprio questa – dice il presidente Abagnale – non essere riusciti ad integrare questi ragazzi in un campionato di calcio. Lo sport dovrebbe essere altro, dovrebbe insegnare innanzitutto lealtà e correttezza dentro e fuori al campo di gioco. Crediamo che il ritiro dal campionato possa essere un importante segnale per tutti”.

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