Casal Velino si prepara alla festa per il patrono, San Biagio

Un culto antico, quello di San Biagio, molto sentito dalla popolazione

Di Redazione Infocilento

Casal Velino è pronta a festeggiare San Biagio, un culto antico del quale è difficile anche ricostruire la sua origine. Quel che è certo è che il Santo era venerato già in epoca remota, come in diverse altre località del Meridione.

A dimostrazione della devozione che la comunità di Casal Velino ha per San Biagio è il fatto che questo culto abbia nel tempo prevalso sulla titolare della Chiesa Parrocchiale che è l’Assunta. La Madonna resta tutt’ora sull’altare principale dell’edificio, ma a San Biagio è dedicata una cappella che si apre sulla navata sinistra, al terzo posto dall’ingresso. Essa misura 4,40 x 3,90 metri ed è rivestita completamente. Esposto nella nicchia vi è il mezzobusto del Santo. Sui pannelli della volta, invece, il Cavaliere Gaetano Capone di Maiori rappresentò gli episodi della sua vita. Ulteriori abbellimenti sono stati realizzati nel corso degli anni.

San Biagio è venerato il 3 febbraio, ma i festeggiamenti cominciano già qualche giorno prima. Tra i momenti più emozionanti vi è il rito che si celebra il 2 febbraio con la traslazione e l’intronizzazione della statua . Si tratta di un momento di grande suggestione che vede l’effigie argentea di San Biagio scivolare tra la folla commossa dei fedeli che intona l’inno a lui dedicato. Il 3 febbraio, invece, è il giorno della festa vera e propria che ha il suo clou con la processione per le vie del paese. Nel pomeriggio la recita dei vespri e il rito dell’unzione della gola. A chiudere i festeggiamenti, in serata, il tradizionale spettacolo di fuochi pirotecnici.

Originario di Sebaste, in Armenia, San Biagio fu martirizzato intorno al 316,. Nell’VIII secolo alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea (Potenza), di cui è patrono e dove è sorta una basilica sul Monte San Biagio. Il suo nome è frequente nella toponomastica italiana e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto. Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore della stessa. A quell’atto risale il rito della “benedizione della gola” compiuto con due candele incrociate.

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