Ospedale di Agropoli: nuove polemiche. Politica sotto accusa

L'ospedale di Agropoli non riapre. Sotto accusa la classe politica

Di Ernesto Rocco

L’ospedale di Agropoli è chiuso e il paziente che necessita di cure urgenti deve affrontare un viaggio in eliambulanza per raggiungere il “Ruggi” di Salerno. L’episodio avvenuto ieri che ha visto protagonista l’ex consigliere comunale di Capaccio Paestum Giuseppe Castaldo (leggi qui), ha nuovamente scatenato la polemica per la mancata riapertura dell’ospedale civile di Agropoli. Ormai è un rituale parlare della struttura ogni qualvolta si verificano emergenze o addirittura decessi. A mettere fine ad ogni discussione è sempre il piano ospedaliero (l’ultimo approvato nel dicembre scorso), una pietra tombale sulla struttura.

Il piano ospedaliero

Di fatto la funzione del nosocomio di Agropoli non cambia: resta un Centro ambulatoriale ad indirizzo Oncologico e struttura residenziale per cure palliative (hospice) e attività territoriali, con 20 posti letto di Medicina e un centro diurno diurno territoriale per i disturbi del comportamento alimentare. Presto potranno riaprire le sale operatorie, ma serviranno per piccoli interventi, non certo per trattare un politraumatizzato o chi ha patologie cardiache. Questi pazienti dovranno comunque raggiungere Vallo della Lucania, Eboli, Battipaglia o Salerno, nel migliore dei casi affrontando un viaggio di 30 minuti.

Classe politica nel mirino

Una situazione che sta provocando rabbia e indignazione e che fa finire sotto accusa soprattutto la classe politica regionale e locale. C’è anche chi ipotizza che qualcuno interessato ad un ruolo di primario ad Agropoli non abbia interessi a veder potenziata una struttura e all’apertura di un pronto soccorso; più facile gestire un centro con soli venti posti letto e fuori dalla rete dell’emergenza. Una questione dibattuta anche a palazzo di città e questo sarebbe uno dei motivi del progressivo allontanamento di Emidio Cianciola, il consigliere comunale che già prima di tuffarsi in politica aveva avuto un ruolo attivo nel Comitato per la salvaguardia dell’ospedale civile di Agropoli. A lui era stato affidato il compito di seguire la vicenda presso Asl e Regione; poi l’allontanamento.

Ad influire sulla situazione attuale sono anche la scelte del passato. Giovanni Basile, a capo del comitato pro ospedale, critica le scelte di creare un’Asl unica a Salerno e il rifiuto di un polo oncologico.

Ad oggi i piccoli passi che si stanno percorrendo non sembrano portare a grossi risultati, ma solo a lasciarsi dietro il solito interrogativo che riemerge ad ogni tragedia: “con l’ospedale di Agropoli aperto sarebbe successo lo stesso?”

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