AGROPOLI. Richieste di lavoro e favori, anche mentre i rom erano in regime di arresti domiciliari, minacce di morte ed altre pressioni. Ciò che emerge dalle intercettazioni che hanno portato al blitz dei carabinieri ai danni della locale comunità di zingari (clicca qui), sono sconcertanti. Non c’è l’ex sindaco Franco Alfieri tra gli indagati, ma anche lui, durante il suo mandato, è stato contattato da alcuni dei soggetti coinvolti nell’inchiesta.
Le intercettazioni con Alfieri
«Buongiorno signor sindaco». «Guagliù non ci dovete venire qua perché quelli l’altra volta vi seguivano eh! mi fate passare un guaio!». È il 22 novembre del 2012 quando la DDA intecetta la conversazione tra un esponente del clan Marotta e l’ex primo cittadino. Al centro delle richieste, in questo caso, l’edificazione di alcuni alloggi popolari in località Frascinelle, per le quali i rom vorrebbero essere inseriti in graduatoria. Ma questo è solo un esempio. Diverse le intercettazioni che dimostrerebbero come i Marotta interagivano con l’amministrazione comunale. In una di queste si parla di lavoro. Fiore Marotta, ai domiciliari, si rivolge all’ex sindaco Alfieri per trovare un’attività lavorativa utile ad ottenere l’affidamento. «Sindaco … mi servirebbe una mano». «Come dobbiamo fare?». «Un contratto di lavoro per pigliare l’affidamento». «E ma mò mi perseguitate un poco con questo fatto…», replica Alfieri. «L’avvocato mò mi ha detto fatti fare sto coso… io vado a lavorare tutte le mattine tre ore..cioè… non è che voglio tutta la giornata… tre ore». «Ti devo mettere tre ore … e no ti faccio fare l’affidamento dai servizi sociali ti faccio fare tre ore al giorno … va bene?». «Eh…però devi fare il coso in tempo indeterminato». «Indeterminato non lo possono fare…». I due poi abbassano la voce e Fiore Marotta aggiunge: «No, no loro dicevano che io… siccome quello .. quello non mi vuole bene la verità…». «Ma quello non vuole bene a nessuno quello là.. deve fare un brutta fine!» (il riferimento è agli investigatori). Poi tornano a parlare del lavoro. Alfieri lo rassicura: «ma io … ti faccio fare col servizio sociale qua non ti preoccupare.
I rapporti con il sindaco Coppola
Dopo Alfieri le pressioni e le richieste sono continuate con il suo successore, Adamo Coppola. L’11 luglio scorso alcuni appartenenti al gruppo Marotta-Cerasulo occuparono le stanze riservate del primo cittadino al Comune forzando la porta di accesso all’anticamera dell’ufficio pretendendo di parlare con lui e minacciandolo affinché concedesse «posti di lavoro fissi». In particolare, al rifiuto del sindaco di incontrarli, e dopo aver scardinato la porta, il gruppo comunicò le proprie volontà ovvero «di aver deciso, unitamente ai propri familiari di voler rinunciare ai contributi già ottenuti in cambio di almeno 8-9 posti di lavoro fissi». «In caso contrario – si legge nella denuncia – il gruppo non avrebbe chiesto più nulla ma si sarebbe regolato di conseguenza». Dopo questo episodio il primo cittadino si rivolse ai carabinieri con una lunga nota- dal sapore di appello – nella quale sottolineava che: «l’accaduto ha messo in rilievo il grave stato di tensione che sta agitando la comunità rom di Agropoli ed ha allo stesso tempo confermato la notevole propensione di alcuni esponenti di tale comunità ad assumere comportamenti violenti e sopraffattivi, suscettibili di patenti ripercussioni sull’ordine pubblico e la sicurezza in generale». Di qui il colpo di accelerazione alle indagini. L’ultima intimidazione è dello scorso ottobre. Enzo Cerasulo, o cavallaro, andò in escandescenza all’interno dell’ufficio politiche sociali del Comune di Agropoli pretendendo di avere un contributo che non gli spettava. Anche in quella circostanza il sindaco Coppola fu costretto ad intervenire ed ancora una volta esplicitamente minacciato.
Minacce a coordinatore Sarim
Ad essere minacciato anche il coordinatore unico della attività di raccolta dei rifiuti ad Agropoli per conto della Yele prima e della Sarim dopo. I Marotta-Cerasulo pretendevano continue assunzioni di persone di Sat famiglia o a loro vicini come stagionali. In particolare quando la Sarim ha deciso, attraverso le cooperative che lavorano per lei, di escludere alcuni familiari del gruppo, il funzionario è stato anche minacciato di morte. L’11 ottobre scorso Guerino Marotta acciuffò l’uomo in un parcheggio, iniziò a sbattere violentemente i pugni sul finestrino della sua auto urlando che per colpa sua non era stato assunto e aggiungendo: «se a me accade qualcosa a te capiterà di peggio». Il giorno dopo un’altra persona, Damiano Maiale, spalleggiato da Vito Marotta, primo lo chiamarono «figlio di…» e poi gli urlarono: «uno di questi giorni di uccido».