Iniziò oggi, venti anni fa, nella città nipponica di Kyoto, la ventiduesima sessione del World Heritage Commitee dell’UNESCO che iscrisse 30 nuovi siti nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità. Tra questi ad esempio il sito archeologico dell’epica città di Troia coi suoi 4000 anni di storia, o il centro storico di Urbino, espressione di quel vigore rinascimentale che portò la cittadina marchigiana ad attrarre artisti e studiosi da tutta Europa. Insieme a queste meraviglie vi era anche il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (oggi anche Alburni) coi siti archeologici di Paestum e Velia e la Certosa di Padula, iscritto nella lista come paesaggio culturale.
Il nostro meraviglioso territorio, dopo essere già entrato nel 1997 nel programma MaB UNESCO come Riserva di Biosfera, trova quindi nel riconoscimento di cui in questi giorni celebriamo il ventennale l’esaltazione non più di aspetti solamente naturalistici ma di componenti culturali dallo “eccezionale valore universale“.
I soggetti istituzionali promotori della candidatura furono la Provincia di Salerno del Presidente Andria, l’Ente Parco del Prof. La Valva, l’Ente Provinciale per il Turismo del Commissario Pagano ed il Comune di Capaccio-Paestum del Sindaco Marino. Si arrivò quindi ad un dossier di candidatura realizzato dai progettisti incaricati, Pietro Laureano (che aveva già partecipato alla candidatura di Matera), Carla Maurano, Pino Anzani e Mimì Nicoletti. Un dossier che evidenzia i valori dell’Area Parco e come questo sia “luogo di soglia e di cerniera che facilita contaminazioni e scambi sia dal punto d vista naturalistico che antropologico”.
Dopo le diverse ispezioni da parte degli esperti dell’UNESCO si inserì nella World Heritage List l’Area Parco con queste motivazioni:
- Criterion iii: Durante il periodo preistorico, e ancora nel MedioEvo, la regione del Cilento servì come rotta chiave per le comunicazioni culturali, politiche e commerciali, in un modo eccezionale, utilizzando le creste delle catene montuose che corrono da est ad ovest e di conseguenze creando un paesaggio culturale di enorme significato e qualità.
- Criterion iv: In due tappe chiave dello sviluppo delle società umane nella regione mediterranea, l’area del Cilento costituiva l’unica via di comunicazione percorribile tra i mari Adriatico e Tirreno, nella regione mediterranea centrale, e ciò è chiaramente illustrato dal paesaggio culturale residuo di oggi.
Come sottolinea l’Arch. Francesco Ruocco nella ricerca “Modalità di definizione ed attuazione di un piano strategico di sviluppo globale: il caso del distretto turistico-culturale del Cilento”, con il riconoscimento di paesaggio culturale si sancisce che l’identità del territorio non è esclusivamente rappresentata dalle sue risorse naturali ma dalla cultura che il Cilento ha espresso nel rapporto tra popolazioni e ambiente, tale da costituire una “modernità” nell’epoca preistorica, antica e medioevale.
Oggi, a venti anni dal riconoscimento UNESCO, bisogna soffermarsi ancora di più su che cosa questo significhi, che cosa lo ha presupposto e soprattutto dove ci porta.
Un riconoscimento UNESCO è una chiave di lettura del territorio che ne evidenzia i suoi valori che tra origine da un’idea di Cilento emersa quarantacinque anni fa negli incontri di Castellabate sui Parchi costieri mediterranei. In quei convegni, seminali per il futuro dell’Area, per la prima volta si propose l’istituzione di un Parco Naturale del Cilento per bocca di Nunzio Di Giacomo, si avanzò da parte del Vice Presidente della Regione Campania Virtuoso l’assai suggestiva immagine del Cilento “Giardino d’Europa” come attrattore turistico e culturale o, ancora, l’intervento del Prof. Max Nicholson che proponeva un riflessione sull’intera area cilentana, in cui far confluire istanze sociali, di sviluppo economico e di tutela dell’ambiente. Quello che si determinò all’epoca, che vale ancora oggi e in cui il dossier UNESCO si inserisce, è la considerazione dell’Area Parco come un sistema unitario in cui realizzare modelli di sviluppo integrati attraverso una nuova cultura di governo del territorio. Le implicazioni di quei convegni e del riconoscimento UNESCO sono chiare e semplici, seppur nella loro complessità: si devono utilizzare le eccezionali peculiarità locali, quali valori comuni del territorio nel suo complesso, per elaborare delle prospettive unitarie di sviluppo. Ciò significa, ed è questo l’auspicio dell’associazione Genius Loci Cilento in occasione dei venti anni, è che per il futuro vi sia maggiore integrazione delle singole realtà locali nella consapevolezza di una loro affinità valoriale importantissima e molto marcata; maggiore centralità (e coordinamento) della cultura nelle politiche pubbliche locali, perché un modello di sviluppo sulle peculiarità territoriali non può che essere culture-based; e , non di meno, dare maggiore rilevanza ai professionisti della cultura, ossia coloro che col proprio lavoro generano valore con le risorse del territorio perché solo se si dà valore al lavoro si fa crescere un territorio.
Auguri terra mia, 20 di UNESCO!