La chiusura dei punti nascita non riguarda soltanto gli ospedali di Polla e Sapri, ma è un problema che interessa le strutture sanitarie di diverse regioni italiane. Ecco perché anche i movimenti nazionali scendono in campo per chiedere una riforma della normativa che penalizza in particolar modo le aree disagiate.
In prima linea il Coordinamento Italiano Sanità Aree Disagiate e Periferiche che nei giorni scorsi ha avuto un incontro sul tema presso il Ministero della Salute. L’obiettivo, fanno sapere dal CISADeP, è “ottenere un ripensamento e una modifica sostanziale, a mezzo chiarificazioni, modifiche ed integrazioni del D. M. 70/2015 sui servizi sanitari ospedalieri e territoriali nelle aree periferiche e particolarmente disagiate d’Italia per garantire una vera emergenza urgenza, un vero percorso nascita, una vera garanzia di servizi di supporto, una vera struttura ospedaliera di garanzia per raggiungere la tutela della salute prevista dall’art. 32 della Costituzione, oggi non garantito nelle periferie”.
Una revisione delle normative garantirebbe certezza dei servizi anche per gli ospedali del Cilento e Vallo di Diano, senza dover ricorrere a proroghe annuali, come nel caso dei punti nascita di Polla, Sapri e Vallo della Lucania. Per questo il CISADeP ha consegnato una serie di proposte complessive per migliorare la sanità nelle aree periferiche e disagiate e talune specifiche per i punti nascita.
La proposta del CISADeP
Per questi ultimi è stato chiesto che “il giudizio, elaborato il riordino della materia della sanità della aree particolarmente disagiate e periferiche del paese, sia affidato, in base alle chiarificazioni approvate, esclusivamente al Comitato Nazionale per il Percorso Nascita presso il Ministero della Sanità”.
Da Roma la risposta è stata apparentemente positiva. Lo staff del Ministro Grillo “ha assicurato l’impegno sia per i problemi presentati, come anche di lavorare per arrivare ad una definizione normativa e legislativa più chiara per le aree disagiate e periferiche del paese, che tuteli effettivamente il diritto alla salute in questi territori sancito dall’art. 32 della Costituzione, a partire all’approfondimento e dall’analisi delle proposte presentate dal CISADeP su tutta la materia, dall’emergenza urgenza, agli ospedali di area particolarmente disagiata, alle strutture ospedaliere nelle aree terremotate e nelle isole, alle strutture territoriali, ai punti nascita e servizi sostitutivi”.