Il ricordo delle ultime alluvioni è ancora una ferita aperta per i cittadini di Ponte Barizzo, Gromola e Foce Sele, che per ben due volte, nel giro di due anni, nel 2014 e nel 2015, hanno visto l’acqua del Fiume Sele entrare nelle loro case, dopo avere sfondato gli argini. E ancora pochi anni prima, nel 2010. Molti di loro hanno perso attrezzature, mobili, suppellettili e il lavoro di due anni: ettari ed ettari di coltivazioni inondati dall’acqua e andati distrutti. Senza essere nemmeno risarciti, nonostante la gravità dei danni subiti. Ma a poco meno di quattro anni di distanza dall’ultima alluvione, non sono stati ancora effettuati gli interventi necessari a mettere in sicurezza l’area, evitando che il fiume esondi di nuovo. E la paura di rivivere quell’incubo, per centinaia di famiglie, torna ogni volta che, come in questi giorni, piove per molte ore consecutive.
Ieri mattina l’associazione Difesa del Territorio, presieduta da Matteo Castoro, ha sollecitato per l’ennesima volta al sindaco del Comune di Capaccio Paestum Franco Palumbo, al Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca e al commissario del Consorzio di Bonifica Sinistra Sele Antonio Pagano, di accelerare l’iter per la definizione e la cantierabilità del progetto “Regolarizzazione confluenza Fiumi Sele, Calore Lucano – Adeguamento e sistemazione degli argini esistenti sul Fiume Sele”. «Gli alluvionati sono snervati per la lunga attesa e per la lentezza burocratica» fanno sapere dall’associazione.
Appena una ventina di giorni fa c’era stata l’ultima riunione con il sindaco e il commissario del consorzio, voluta e organizzata da Difesa del territorio, nella quale i cittadini avevano chiesto che venissero effettuati lavori di somma urgenza in località Brecciale (dove in genere si rompono gli argini), in attesa dell’inizio dei lavori per i quali, in ogni caso, è stata chiesta un’accelerazione dell’iter burocratico.