C’era un tempo in cui avere riscaldamenti in casa era pura utopia. Si utilizzavano i camini per riscaldarsi, ma non sempre erano nelle case e soprattutto non potevano essere in ogni stanza. Ecco perché si usava “a’ vrasera”. Si tratta di di un braciere fatto di ottone o di rame. All’interno vi si metteva la legna con la carbonella, poi si accendeva e ci si riscaldava. Le donne erano solite riunirsi intorno a’ vrasera per raccontarsi fatti e pettegolezzi. Un momento rituale delle giornate invernali che avvicinava le persone.
Di questi bracieri, utilizzati in ogni casa cilentana, se ne conoscono sia fittili, e sono generalmente tra i più antichi, sia di bronzo. Nonostante si tratti di oggetti puramente funzionali e di prodotti d’artigianato, i bracieri non sono privi di una decorazione che ne ingentilisce le forme o ne sottolinea, con motivi ornamentali, le varie membrature; motivi che si inquadrano nel gusto dell’epoca in cui l’oggetto fu creato e che non differiscono da quelli che si trovano sulle suppellettili coeve.
Negli esemplari fittili più antichi (diffusi sia in ambiente greco, sia etrusco) assai semplici per forma – un recipiente emisferico sorretto da tre peducci – la decorazione è impressa, come nei pìthoi, sul bordo espanso, sui piedi o sull’uno e sugli altri. Negli esemplari trovati, per es. a Gela e ad Agrigento, i motivi stampigliati sui bordi sono per lo più vegetali (fiori di loto, girali) o geometrici (meandri, trecce); in esemplari provenienti dall’Etruria sono documentate scene figurate, che trovano riscontro nelle coeve terrecotte architettoniche o nella decorazione vascolare (caccia alla lepre, cavalieri). Sui piedi appaiono motivi di palmette o gruppi figurati, che meglio si inquadrano nel ristretto spazio verticale e che, anche in questo caso, rientrano stilisticamente ed iconograficamente nel repertorio figurato arcaico.
A’ vrasera cilentana era invece un oggetto semplice, senza particolari ornamenti, ma funzionale allo scopo.