La crisi dell’occupazione giovanile in Italia (soprattutto nel Sud) è molto forte e questa tendenza spinge sempre più, soprattutto i figli di agricoltori di fronte alla difficoltà di trovare un impiego, a dedicarsi all’azienda di famiglia. Pastorizia, agriturismo o, semplicemente contadini, i nostri ragazzi si dilettano, complici i finanziamenti in materia, a costruirsi un futuro ritornando al passato.
Usano il web e la tecnologia, uno su quattro è laureato e otto su dieci vanno periodicamente all’estero, hanno un livello culturale più elevato delle passate generazioni e questo li aiuta a confrontarsi con la concorrenza.
Una carta d’identità che li abilita a sostenere le sfide del mercato globale sempre più esigente e sempre più alla ricerca della qualità biologica.
Per questo motivo, numeri alla mano, più del 70% delle imprese giovani opera (inoltre) in attività che mirano
all’ecosostenibilita’, alla tutela ambientale e all’attenzione al sociale.
Fattorie didattiche, agricoltura sociale ed educazione alimentare e ambientale con le scuole sono le attività che più di tutte stanno prendendo il sopravvento tra i neo “contadini 2.0”.