Punto nascita chiuso a Polla, scoppia la rabbia dei vertici dei sindacali salernitani di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, e Fials. “Si tagliano i veri sprechi e si tutelino i servizi per i cittadini del Vallo di Diano”.
“Ci verrebbe da dire “cronaca di una morte annunciata”, stiamo vivendo l’ennesimo scippo perpetrato ai danni del nostro territorio perché nel nuovo programma regionale della rete ospedaliera spariscono i punti nascita in oggetto, ad eccezione di una proroga per il presidio ospedaliero di Vallo della Lucania”, hanno spiegato gli esponenti delle sigle di categoria. “Ci si chiede, la parola “proroga” può esistere quando si parla di diritto all’assistenza? Questa è pura follia, qua stiamo parlando di bisogni primari della gente, non viviamo in centri dove si ha la possibilità di scegliere in un raggio di qualche chilometro, ma parliamo di centinaia di chilometri”.
Le organizzazioni sindacali più volte hanno segnalato le varie carenze e disfunzioni sul nostro territorio ma quest’ultima è ritenuta il colmo. “Come si può pensare di ridimensionare una struttura con una intensa attività ostetrico-ginecologica dove è molto alta la richiesta di assistenza ostetrica per la gravidanza. Non si può pensare di chiudere un reparto che, nonostante l’esiguo numero di medici, per la precisione 5 più il primario, con 4 ostetriche più la coordinatrice, ha al suo attivo un alto numero di prestazioni e per la precisione alla data del 10 novembre ha effettuato 710 ricoveri, 1423 prestazioni ambulatoriali, ci sono stati 280 parti a Polla. Questo certamente non ha significato per chi opera in quel reparto “girarsi i pollici”. Spesso ci sentiamo dire che in materia di sanità noi costiamo più che al nord, non è difficile capire la motivazione che innalza il tetto della spesa pro-capite, i nostri ospedali sono periferici, zone che non interessano a nessuno, quindi non è necessario potenziarli con attrezzature all’avanguardia, con dotazioni organiche, basta decidere una proroga di un anno e allo scadere si chiude. Chiusura è sinonimo di migrazione verso altra regione e non dobbiamo certo essere noi a spiegare che migrazione è uguale all’aumento della spesa procapite?
Si è proprio così, la chiusura dei punti nascita non fa null’altro che aumentare la migrazione sanitaria verso la vicina Basilicata e maggiormente verso Potenza e
Lagonegro e non certamente verso gli altri punti nascita campani. Paghiamo le tasse in una regione e ci curiamo in un’altra? E’ impensabile, inquietante e a dir poco assurdo pensare che si chiude un punto nascita perché non ci sono 500 parti l’anno? E le altre prestazioni effettuate? E quei 280 parti che significato hanno? Quei 710 ricoveri dovranno recarsi nella vicina Basilicata? Lo stesso naturalmente per le 1423 prestazioni ambulatoriali, che di conseguenza verranno effettuate negli ospedali che offrono tutto, ricoveri e nascite “se non ci sbagliamo si tratterebbe, in moltissimi casi, di continuità terapeutica”. Per questo diciamo basta a tutto questo ed invitiamo il popolo valdianese, al quale ancora una volta viene tolto un diritto sancito dalla Costituzione, a prendere atto dello scempio che si sta perpetrando, e con forza indignarsi e mobilitarsi verso questo ulteriore affronto per la tutela delle neo mamme e dei nascituri del nostro territorio”.
I sindacati si dicono stanchi di essere considerati un numero da utilizzare solo a proprio piacimento, di non essere riconosciuti come persone dignitose dotate di intelligenza, di vedere chiusure.
“Vogliamo che una volta per tutte ci venga riconosciuta dignità e soprattutto si eviti di metterci in condizioni di migrare anche solo per “nascere”. Ci viene spontanea una riflessione, a livello nazionale c’è una battaglia di sensibilizzazione per la riduzione del ricorso al taglio cesareo, questa chiusura, al contrario incrementerà il ricorso a tale procedura, proprio per evitare problemi per la mamma e il bambino, in considerazione anche della distanza e del disagio che le nostre strade comportano per il raggiungimento in tempi brevi, dei punti nascita attivi sul territorio Salernitano. Ci tange, essendo noi operatori sanitari, fare un esempio, per far capire a chi ha preso questa decisione vergognosa cosa comporta la mancata programmazione di cui sopra: una signora gravida con distacco di placenta, se non viene soccorsa nel tempo massimo di circa mezz’ora rischia di perdere la vita lei e il bambino.
Allora, che il governo centrale si mettesse d’accordo con se stesso, vuole mettere a rischio la vita delle persone? Vuole che si ricorra sempre più al taglio cesareo? Vuole fare campagna di sensibilizzazione sui tagli cesarei? Vuole che la spesa procapite lieviti a dismisura? Vuole che cerchiamo volontari per procreare?”.
Un consiglio che ci sentiamo di dare per la riduzione della spesa pubblica in sanità:
via consulenze d’oro, via esternalizzazione dei servizi in sanità, controllo sugli appalti pubblici in sanità dove si sperperano milioni e milioni di euro, per lavori mai ultimati; controllo serrato sulla spesa farmaceutica. Questo andrebbe fatto e anche subito, altro che togliere servizi ai cittadini. Se il consiglio di cui sopra non piace, quello che possiamo suggerire è che il governo centrale, si attivasse per portare sabbia, in quantità tali da poter riempire l’intero territorio, così anche l’Italia potrà vantare di avere un proprio deserto. Nei prossimi giorni seguiranno manifestazioni e sit-in di protesta sul territorio”.