VIDEO | Droga e armi, anche il figlio del sindaco di San Rufo coinvolto nell’operazione dei carabinieri

Nella notte eseguite 7 ordinanze di custodia cautelare

Di Redazione Infocilento

C’è anche il figlio del sindaco di San Rufo, Michele Marmo, tra le persone coinvolte nell’operazione eseguita dai carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia. I militari, nel corso della notte, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale di Torre Annunziata su richiesta della Procura oplontina nei confronti di sette indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nonché detenzione e porto abusivi di armi.

Le indagini sono state eseguite tra ottobre 2017 e marzo 2018. I carabinieri hanno indagato sui canali di approvvigionamento per piazze di spaccio nelle province di Napoli e Salerno, dove giungevano rifornimenti di marijuana e cocaina. Nei mesi scorsi eseguiti anche dei sequestri di piantagioni e di armi tra i monti Alburni.

Nella notte l’epilogo dell’attività investigativa: in due sono finiti in carcere, tre ai domiciliari, mentre a due è stato notificato il divieto di dimora nella provincia di Napoli.

Stando alle ricostruzioni dai monti Lattari partivano i rifornimenti di droga per le piazze di spaccio del salernitano. A gestire l’affare erano due famiglie ritenute legate al fruttuoso business delle piantagioni di canapa indiana. Insieme ai coltivatori, tra gli arrestati ci sono un benzinaio di Torre Annunziata e Antonio Marmo, figlio del sindaco di San Rufo.

In carcere vanno Ciro Sabatino, 45 anni, di Pimonte, noto come Cipriano, residente a San Rufo, e Giuseppe Sudano, 31 anni, di Salerno. Ai domiciliari, invece, Antonio Marmo, 26 anni; Ciro Gargiulo, 55 anni, detto ‘o biond, di Lettere; Antonino Di Lorenzo, 52 anni, alias ‘o lignammone, pregiudicato di Casola. Divieto di dimora in provincia di Napoli per C.D.L., 23 anni, al momento ai domiciliari a Casola, e P.O., 40 anni, benzinaio di Torre Annunziata. I sette hanno tutti precedenti specifici.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Di Lorenzo gestiva una piazza di spaccio di droga, ma con Gargiulo e Sabatino riusciva a rifornire anche i pusher di San Rufo e Teggiano, tra cui proprio il figlio del sindaco Marmo.

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