Trentinara, sindaco scrive al premier Conte: “Preoccupazione per il nuovo decreto fiscale”

Comune rischia di perdere oltre 230 mila euro

Di Redazione Infocilento

TRENTINARA. Una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al Ministro Giovanni Tria, ai componenti della Commissione Finanze e Tesoro del Senato ed alle associazioni nazionali dei Comuni e Piccoli Comuni, per chiedere che nella manovra in corso di approvazione venga riconosciuto un sostegno ai Comuni. L’iniziativa è del sindaco di Trentinara Rosario Carione che denuncia, in particolare, il mancato gettito, nelle casse del comune cilentano, derivante dalle disposizioni contenute nel decreto legge n. 119 del 23 ottobre 2018 ed al contempo invoca pace fiscale e stralcio delle cartelle Equitalia fino a 1.000 euro dal 2000 al 2010.

Questo il testo della missiva:

Egregio Presidente del Consiglio,
sono a rivolgermi alla Sua persona per manifestare la grande preoccupazione per alcune rilevanti criticità che investono la vita dei Comuni a seguito dell’emanazione del decreto fiscale (decreto legge 23 ottobre 2018, n.119), approvato dalla Camera in sede di conversione, attualmente all’esame di codesta Commissione (disegno di legge n. 886).
L’art.4 del succitato decreto (Stralcio dei debiti fino a 1.000 euro affidati agli agenti della riscossione dal 2000 al 2010) prevede che “I debiti di importo residuo, alla data di entrata in vigore del presente decreto, fino a mille euro, comprensivo di capitale, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e sanzioni, risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010, ancorché riferiti alle cartelle per le quali è già intervenuta la richiesta di cui all’art. 3, sono automaticamente annullati”.
Il Governo, dunque, ha stralciato tutti gli oneri a ruolo degli anni 2000-2010 fino a 1.000 euro, intervenendo sui carichi comunali che si andranno a ridurre notevolmente. Sotto il profilo economico, è la previsione di stralcio dei debiti fino a 1.000 euro affidati agli agenti della riscossione dal 2000 al 2010, senza alcun intervento compensativo da parte dello Stato e con enormi problemi di equilibrio di cassa per gli Enti.
Peraltro, il limite di mille euro non si riferisce all’importo complessivo della cartella, bensì ai singoli crediti iscritti a ruolo. Facile immaginare che la parte prevalente di questi crediti riguardi proprio i crediti dei Comuni, per Tarsu e Ici. Gli importi in gioco sono rilevanti perché, stando agli ultimi dati dell’Anci che riportano il totale dei crediti comunali iscritti a ruolo sotto i mille euro, l’ammontare dei crediti annullati dal governo dovrebbe attestarsi sui 4 miliardi.
Per il Comune di Trentinara si tratta di un importo di non poco conto (€ 235.000,00, tra TARSU, ICI ed Acquedotto), che rappresenta oltre il 20% dell’entrata corrente del bilancio comunale, e che non si saprebbe dove reperire. E senza i soldi persi dal gettito dell’Ici e con i tagli dei trasferimenti gli enti locali non possono andare avanti. Non è da sottacere che, sotto altri aspetti, il decreto rischia di portare al dissesto molti Comuni, soprattutto quelli più piccoli. Siamo di fronte a tagli che rischiano di mettere in pericolo la quantità e la qualità dei servizi erogati. E dopo sette anni di dolorosi tagli a bilanci comunali, si rischia di dimenticare troppo facilmente il contributo dato dai Comuni al miglioramento dei conti pubblici ed i sacrifici che i piccoli comuni italiani hanno dovuto sopportare.
È di tutta evidenza, dunque, che la proposta del Governo contiene elementi di forte criticità; soprattutto sulla situazione economica degli enti locali, che gli amministratori sono chiamati a gestire, a fronte di sempre meno risorse, poche certezze e numerosi ostacoli, che rallentano una ripresa necessaria, una ripresa che passa necessariamente attraverso quelle preziose unità operative primarie, da non depauperare, che sono i Comuni.
Sono ad esprimere perciò il forte dissenso su questa manovra che mette a rischio la possibilità per i Comuni di rispondere ai bisogni delle comunità locali. In particolare, in tanti piccoli Comuni, soprattutto nelle aree interne e montane, è ormai compromessa la possibilità di finanziare servizi essenziali e la possibilità stessa di chiudere i bilanci.
Chiedo al Governo un deciso cambio di rotta. E lo chiedo convinto di interpretare le preoccupazioni e lo stato d’animo della stragrande maggioranza dei Sindaci, di ogni orientamento politico.
In particolare sono a ribadire la necessità che il Governo introduca nel decreto legge, in corso di conversione, alcune precise rettifiche che possono alleviare la difficile situazione finanziaria dei Comuni.
Rappresento l’esigenza non negoziabile di prevedere, quanto meno, un congruo e realistico effetto compensativo a fronte della cancellazione del pagamento dei tributi comunali in questione.
Senza queste elementari integrazioni normative, i Comuni soffriranno enormi problemi in termini di equilibri di cassa.
Come sindaco di un piccolo comune della provincia di Salerno sono a chiedere che il Parlamento corregga il tiro e che il governo comprenda le esigenze sopra rappresentate.
Nel segnalare, perciò, la mia personale preoccupazione e indignazione, rivolgo un caloroso invito al Presidente dell’Anci De Caro di esprimere forte contrarietà alle politiche messe in campo dal Governo e di sostenere con determinazione questa battaglia, che è la battaglia di tutti.
Rivolgo, altresì, un accorato appello al Governo, affinché interrompa immediatamente questo stillicidio di norme, vincoli, patti e tagli che sta sfiancando gli enti locali e i loro territori. C’è la seconda lettura del decreto al Senato. Ora tocca a Palazzo Madama scegliere se devastare la capacità operativa dei comuni oppure consentirci di aiutare la nostra gente.

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