VALLO DELLA LUCANIA. Omicidio Novelli, arrivano le motivazioni della Corte di Cassazione. Lo scorso giugno i giudici confermarono il carcere a vita per Pasquale Cammarosano come stabilito dalla condanna emessa in primo e secondo grado.
L’omicidio
L’intera vicenda giudiziaria ebbe inizio una circa quindici anni fa. Il corpo di Carmine Novelli, cinquantenne della frazione Massa, fu ritrovato nel marzo del 2001 avvolto in un sacco con mani e piedi legati, sul ciglio di una strada nei pressi del cimitero di Moio della Civitella. Le indagini per l’omicidio sono rimaste senza un colpevole per lunghi anni.
Il colpo di scena
Il colpo di scena dieci anni dopo, nel 2009, quando Cammarosano, all’epoca 56enne, venne arrestato per gli ammanchi milionari sui conti correnti del piccolo ufficio postale di Massa. Le denunce presentate da una trentina di correntisti che fecero scattare le indagini all’interno dell’ufficio postale di cui era cliente anche Novelli. I controlli evidenziarono ammanchi per quasi un milione di euro.
Le impronte
Ben presto le due inchieste si incrociarono. I rilievi dei carabinieri della scientifica confermarono la corrispondenza tra le impronte digitali dell’indiziato con quelle rilevate sui sacchi in cui era stato rinchiuso il cadavere, e per l’ex dirigente postale si aprì nel 2010 il procedimento per omicidio. La difesa di Cammarosano sostenne che quelle impronte potevano essere state lasciate in seguito ad un contatto accidentale. Così non fu secondo i giudici, per i quali questa è una ipotesi «non solo remota ma veramente impossibile», si legge nelle motivazione della Cassazione. Le impronte, infatti, sarebbero compatibili ad un contatto con il sacco dovuto al trasporto di un carico della pesantezza di Novelli.
Pasquale Cammarosano era considerato da tutti persona onesta e perbene. Nessun contribuente avrebbe mai messo in dubbio la sua onestà. Una brutta storia che ha portato all’arresto a vita per l’ex direttore.