Maxi operazione della Guardia Costiera in Cilento

Controlli del pescato in porti, ristoranti e pescheria

Di Comunicato Stampa

Si è da pochi giorni conclusa l’operazione complessa regionale denominata “Jellyfish” finalizzata alla verifica del rispetto delle vigenti disposizioni normative, nazionali ed europee, in materia di pesca marittima e commercializzazione dei prodotti ittici.

Il dispositivo regionale pianificato e coordinato dalla Direzione Marittima di Napoli prevedeva mirati controlli a terra ed in mare lungo tutto il litorale di giurisdizione dell’Ufficio Circondariale marittimo di Agropoli, da Capaccio Paestum ad Ascea, coprendo anche vaste aree interne della provincia di Salerno e protraendosi ininterrottamente per 7 giorni. A terra i militari della Guardia Costiera sono stati impiegati sia all’interno dei porti di Agropoli, San Marco di Castellabate, Acciaroli, San Nicola e Casal Velino per controlli allo sbarco del pescato ed ispezioni agli automezzi utilizzati per il trasporto del pescato fresco o congelato, sia presso strutture ristorative, centri di commercio all’ingrosso e pescherie presenti sulla costa e nell’entroterra. In mare gli equipaggi delle dipendenti unità navali, CP 582 di Circomare Agropoli e GC B72 di Acciaroli, hanno ispezionato le unità impegnate in attività di pesca sportiva e professionale ai fini del contrasto alla pesca sotto costa, alla pesca effettuata in zone vietate (specie nell’Area marina protetta di Santa Maria di Castellabate) ed all’impiego di attrezzature non convenzionali.

Particolare attenzione è stata riservata, inoltre, al contrasto della pesca stagionale del tonno rosso sottomisura, nonché al controllo sanitario lungo la filiera alimentare del prodotto ittico a tutela anche della salute del consumatore, in collaborazione con i veterinari dell’ALS di Salerno. Complessivamente sono stati eseguiti 65 controlli, di cui 33 a bordo di unità navali, da pesca e da diporto, per un ammontare complessivo di 13.000 euro di sanzioni amministrative elevate ed il sequestro di circa 150 Kg di prodotto ittico sottomisura e/o conservato in cattivo stato di conservazione. Tra le irregolarità più frequentemente contestate: l’errata e fuorviante etichettatura dei prodotti venduti sia nelle fasi all’ingrosso che nella vendita al dettaglio; l’inosservanza delle norme igienico-sanitarie e di tracciabilità relative alla commercializzazione del prodotto ittico; la cattura e la vendita di prodotto sottomisura.

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