Nato a Settat in Marocco, Abderrahim è arrivato in Italia nel 2010. Il primo approccio nel nostro Paese lo ha visto spaesato e insicuro ma, la sua tenacia ben presto ha preso il sopravvento e, dopo alcuni lavori saltuari, la provvidenza lo ha portato a Sanza.
Nel piccolo Centro ai piedi del Cervati, Abderrahim ben subito è stato accolto e trattato da “essere umano”, senza quei pregiudizi e luoghi comuni che solitamente in altri posti accompagnano la venuta di extracomunitari. La sua voglia di integrarsi poi, ha fatto il resto. Oggi ha un lavoro dignitoso e conduce una vita al passo coi tempi, ben integrato nella società, spesso lo vediamo in pantaloncini e scarpette inseguire un pallone insieme a tanti suoi amici del posto.
Una storia come tante, di accoglienza, una storia di vita dai risvolti “umani” fatti di dignità e umiltà, di rispetto e di amicizia tra i popoli.
In un periodo di ostilità e di “caccia” all’ extracomunitario, la storia di Abderrahim rappresenta l’eccezione che dovrebbe confermare la regola dell’accoglienza in un Paese dove spesso i migranti non hanno voce, non possono esprimersi, e le loro esperienze positive di integrazione passano in silenzio.