Ferragosto: occasione per visitare le aree archeologiche del Cilento e Vallo di Diano

Il 15 agosto apertura straordinaria

Di Redazione Infocilento

La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, diretta da Francesca Casule, in occasione della festività di Ferragosto (15 agosto) ha organizzato,  con la partecipazione di Comuni, Province, Diocesi e Associazioni del territorio, le aperture straordinarie di musei e aree archeologiche a Salerno e Avellino.

Sarà l’occasione anche per visitare il Parco Archeologico di Velia, di Paestum e la Certosa di Padula.

Padula (apertura 9 – 14)

La Certosa è uno dei monasteri più grandi nel mondo e tra quelli di maggior interesse in Europa per importanza architettonica.

La Certosa fu fondata nel 1306 da Tommaso S. Severino, Conte di Marsico e Signore di tutto il Vallo di Diano che subito la donò all’ordine certosino. L’impianto originario della Certosa quindi risale al 300, successivamente poi si sono avuti ulteriori interventi: nel ‘500 la trasformazione del Chiostro grande e l’arricchimento dei sacri arredi; nel ‘700 la costruzione della passeggiata coperta e del grandioso scalone barocco. Nonostante le profonde trasformazioni nel corso dei secoli, ha conservato tuttavia la sua struttura delle origini. Essa infatti presenta la struttura tipica delle certose: gli ambienti sono distinti in una parte alta, dove alloggiavano i padri certosini che vi conducevano una vita intimamente religiosa ed ascetica; una parte bassa dove stavano i conversi che avevano il compito di curare i rapporti con le comunità dei territori circostanti, di amministrare i beni dell’ordine, di sovrintendere alle attività agricole ed artigianali. La Certosa quindi era una grande azienda in cui i certosini organizzavano la produzione agricola e tutte le attività artigianali ad essa connesse, mentre i monaci di clausura producevano e commissionavano arte e cultura.
La visita alla Certosa è l’occasione per vivere ed immergersi per un paio d’ore nella vita che conducevano i frati benedettini e ammirare sia gli ambienti di culto e di contemplazione quali il chiostro, la libreria con il suo meraviglioso pavimento in ceramica di Vietri, le cappelle con i loro marmi e gessi di scagliola finissima, le celle dei monaci, per rendersi conto di qual era la loro vita di studio e meditazione, il fruttetto di clausura; ma anche la grande cucina, le cantine con le enormi botti di vino, le lavanderie, e tutte le coltivazioni esterne. Nel monastero inoltre vi è anche il museo archeologico della Lucania occidentale che ospita i reperti ritrovati durante i lavori di scavo archeologico effettuati presso le necropoli di Sala Consilina e di Padula.

Ascea (apertura 9 – 18.15)

La città di Velia, il cui nome greco era Elea, (da Hyele, nome che gli abitanti autocnoni avevano dato alla sorgente del luogo), fu fondata dagli abitanti di Focea, una città greca dell’Asia Minore conquistata dai Persiani. Secondo Strabone, un autore di origine greca vissuto al tempo dell’imperatore Tiberio, i focei conquistarono una città dell’Enotria, (il nome con cui i greci indicavano il meridione d’Italia il cui significato è paese dei vigneti), e ne fecero la loro patria. In effetti sull’acropoli sono stati ritrovati i resti di un piccolo villaggio e questo avvalora la testimonianza di Strabone. La felice posizione geografica, situata al centro dei traffici molto intensi tra Grecia ed Etruria, trasformò Elea (Velia) in una tra le polis più ricche della Magna Graecia. I suoi due porti , (uno sul mare e uno sul fiume Alento), ed un efficace sistema difensivo aiutato da una natura impervia ed statuauna accurata diplomazia hanno permesso ad Elea (Velia) di evitare la conquista dei Lucani, al contrario di quanto avvenne a Poseidonia (Paestum). Elea (Velia) seguì sempre una politica di sostanziale neutralità, riuscendo quasi sempre a non farsi coinvolgere nei tanti conflitti che insanguinarono i rapporti tra le Polis della Magna Graecia. Durante le guerre puniche scelse la fedeltà a Roma a cui fornì navi e permise di conservare un sostanziale controllo sul mar Tirreno. Gli ottimi rapporti con la nuova superpotenza romana permisero ad Elea di prosperare e divenire addirittura un ambito luogo di villeggiatura. Nell’88 a.C la città diventò un municipio romano ma coservò il diritto di battere moneta e parlare greco . La decadenza della città iniziò per due motivi: Roma costruì e/o potenziò delle grandi strade che la mettevano direttamente in contatto con l’Oriente tramite il mar Adriatico e l’interramento dei suoi porti, oggi infatti i resti dei porti distano centinaia di metri dal mare. Tagliata fuori dalle rotte commerciali Velia si ridusse progressivamente fino a diventare un piccolo villaggio di pescatori che nel IX secolo fu definitivamente abbandonato per sfuggire alla malaria ed alle incursioni dei pirati saraceni ad eccezione dell’acropoli dove a difesa delle poche famiglie rimaste fu eretta una poderosa fortificazione ancora oggi ben visibile.

Paestum (apertura 8.30 – 19.30)

Suggestiva l’area archeologica, una delle meglio conservate d’Italia, con l’adiacente museo. La via sacra con gli adiacenti quartieri, l’anfiteatro, il foro, i maestosi templi e tanto altro vi accoglieranno per una visita che vi sorprenderà per la bellezza dei luoghi e delle testimonianze del passato. Importanti anche i reperti custoditi al museo tra cui la tomba del tuffatore, l’unica di età classica e della Magna Grecia, con una raffigurazione simbolica interpretata come la transizione dalla vita al regno dei morti.

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