AGROPOLI. Sarà la piccola chiesa di San Francesco, adiacente il resort che gestiva e a pochi passi dal luogo dove ha trovato la morte, il luogo dove si terranno le esequie di Emilio Secci, il 33enne originario della Provincia di Latina ma residente ad Agropoli, morto ieri mattina in un tragico incidente stradale. Difficile che l’edificio possa riuscire a contenere le tante persone che in queste ore hanno affollato la casa dove viveva con i suoceri, Aldo Della Pepe, Rosetta Di Buono, la moglie Chiara e il figlio che aveva poco meno di un anno.
Una tragedia immane che ha lasciato in molti sgomenti ma ha aperto anche il dibattito sulle condizioni in cui si trova la Sp184, la strada che collega il porto con Trentova. In attesa di comprendere l’esatta dinamica del sinistro, sulla quale indagano i carabinieri, in molti puntano il dito contro l’arteria stradale.
L’incidente è avvenuto proprio nella zona dove vi è un restringimento della carreggiata a causa del rischio crolli dalla collinetta adiacente. I grossi massi posizionati per delimitare la zona limitano notevolmente la visibilità. Un problema, quest’ultimo, determinato anche dalla fitta vegetazione che cresce soprattutto sul lato mare e che in curva, soprattutto per chi esce dalle piazzole di sosta, non permette di avere una visione completa dell’arteria.
Ma vi è di più: oltre alla vegetazione, infatti, vi sono disseminati rifiuti d’ogni genere. Ieri, con il caldo, nel luogo dove è morto Emilio Secci, a pochi passi dallo scoglio di Trentova, vi erano odori nauseabondi che si sprigionavano nell’aria. Nessuna cura, nessuna attenzione per quella che almeno d’estate diventa una delle strade più frequentate di Agropoli. Ma queste non sono le uniche criticità: il manto stradale è caratterizzato da frane e avvallamenti, anche i marciapiedi sono dissestati e vi sono persino lampioni in bilico. Insomma una situazione di totale abbandono che nonostante i solleciti gli Enti non sono riusciti a risolvere.