Venerdì 27 luglio nell’area archeologica di Paestum andrà in scena Il Balletto del Sud con lo spettacolo Le quattro stagioni, con le coreografie di Fredy Franzutti, 20 ballerini si esibiranno sulle note dell’Hungarian International Orchestra.
Il tema della serata sono le stagioni – intese come mutamento climatico dell’anno solare, ispirato al capolavoro di Vivaldi – per riflettere sulle fasi della vita dell’uomo.
Le stagioni della vita o meglio dei sentimenti non sono dettate da mutamenti repentini, scadenzati da giorni precisi del calendario, ma sono legate alla reazione emotiva dell’individuo agli eventi che accadono.
Per sostenere questa tesi il coreografo Franzutti affida la legazione dei quadri danzati alle rime del poeta inglese (americanizzato nel 1939) Wystan Hugh Auden e alla sua analisi, spesso “peggiorista” – attributo che Auden aveva coniato per sé – della società dell’uomo comune, o meglio qualunque, definito “l’ignoto cittadino”. Alle note rassicuranti e familiari di Vivaldi si alternano in contrasto le melodie ritmate di John Cage che non solo ci portano alle esigenze dell’uomo moderno (al dissapore e all’amarezza che il confronto con la società ha generato), ma anche alle straordinarie potenzialità espressive di questa età dell’ansia che abbiamo chiamato contemporaneità.
Se dunque la personale primavera è il rapporto con l’amore, la relazione con l’altro e l’incontro, il calore dell’estate è l’allegoria dell’immobilità, intesa come inabilità e incapacità di cambiamento, o come disinteresse delle disgrazie altrui (come nell’Icaro del fiammingo Pieter Bruegel).
L’autunnale caduta delle foglie e l’arrivo della pioggia insistente ci riporta alla routine dei pendolari, al modo pratico e consueto di procedere nell’attività quotidiana. Il rumore dei tuoni ci rinnova la paura delle persecuzioni, l’ingiallimento della natura rimanda alla consapevolezza d’appartenenza ad una società incline al marcire e spaventata dall’oscurità delle nubi, perché non vediamo dove stiamo, ci sentiamo (come scrive Auden) persi in un mondo stregato, bambini spaventati dalla notte.
Il gelo invernale cala con la morte: la fine del rapporto, la morte del compagno di viaggio, la morte della persona amata. La morte che rende inutile qualsiasi reazione.
Tuttavia le stagioni delle emozioni, come le stagioni meteorologiche, non durano per sempre e anche quelle (anche se non con una progressione regolare, continua e prevedibile) ritornano, si alternano, ci sorprendono.
E dopo il gelido inverno di un terribile lutto può ritornare una primavera d’amore.
Scopriamo che l’alternarsi delle stagioni delle emozioni altro non è che la “vita” in una società con la paradossale centralità riservata a chi non conta nulla – quei cittadini ignoti che il potere modella come cera, l’industria sfrutta come servi e l’arte canta come eroi
CAST: coreografie di Fredy Franzutti, musica di Antonio Vivaldi e John Cage, scene di Isabella Ducrot, poesie di Wystan Hugh Auden, attore: Andrea Sirianni.I brani di Vivaldi sono eseguiti dal vivo dall’Orchestra Ungherese Organico: 20 ballerini e 1 attore