In Campania, la criminalità organizzata di tipo mafioso si conferma come fenomeno caratterizzato da equilibri mutevoli e in continua trasformazione, in ragione di un tessuto delinquenziale più che mai complesso. Rimane, come dato costante, la poliedricità del “sistema camorra”, capace di esprimere dei veri e propri cartelli, come riscontrato per i clan napoletani LICCIARDI, CONTINI e MALLARDO, che negli anni ‘90 diedero vita all’Alleanza di Secondigliano, ma che da sempre agiscono d’intesa. Lo stesso pluriennale accordo si riscontra per il gruppo dei CASALESI, che fa capo alle famiglie SCHIAVONE, IOVINE, ZAGARIA e BIDOGNETTI, al quale sono funzionalmente collegati la maggior parte dei clan che operano nella provincia di Caserta. Il sodalizio dei CASALESI, descritto in atti giudiziari come associazione che ha mutuato le caratteristiche delle organizzazioni mafiose di origine siciliana, è tutt’ora vitale, nonostante gli arresti e la collaborazione con la giustizia di elementi di vertice. Al pari dei descritti cartelli, risultano fortemente strutturati altri sodalizi che, nel tempo, hanno creato dei veri e propri apparati imprenditoriali, in grado di influenzare ampi settori dell’economia, locale e nazionale (giochi, ristorazione, comparto turistico-alberghiero, edilizia, rifiuti), mostrando una resilienza tale da riuscire ad assorbire i continui colpi dello Stato, rimanendo comunque operativi. Pertanto, la rilevanza mediatica che producono i numerosi e gravi episodi criminosi (agguati, sparatorie, intimidazioni), verificatisi soprattutto nella città di Napoli e nell’area a Nord, non deve indurre ad un’analisi della camorra che limiti la lettura del fenomeno alla matrice delinquenziale di “basso cabotaggio”, caratterizzata dallo scontro tra bande rivali, costituite da nuove, giovani leve, prive di caratura criminale. Al contrario, non devono essere ignorate dinamiche di sodalizi che appaiono assenti e che, al contrario, operando lontano dai riflettori, godono di tutti i benefici tattico-strategici che ne conseguono, specie per quanto attiene l’infiltrazione nell’economia. Nello stesso capoluogo si rileva la perdurante convergenza tra nuove aggregazioni e storiche organizzazioni della criminalità napoletana. Queste ultime, in particolare, nonostante la detenzione degli elementi di vertice, risultano operative sul territorio di influenza con nuovi asset gestionali, la cui mimetizzazione è frutto di una studiata strategia che, alle dinamiche di violenta contrapposizione, preferisce la gestione di grandi traffici internazionali e la proiezione extraregionale. Quanto descritto vale anche per altri gruppi che operano in provincia (a titolo esemplificativo si citano le famiglie MALLARDO, MOCCIA, POLVERINO, FABBROCINO, GIONTA), tutti dotati di una capacità economica consolidatasi prima nelle zone d’origine, grazie all’indiscusso dominio criminale e successivamente oltre regione, a seguito di una espansione sempre più ramificata.
Per questi ed analoghi sodalizi, la straordinaria ricchezza, accumulata in decenni di gestione di attività illecite, rappresenta uno dei maggiori punti di forza, spesso più della capacità di intimidazione, sia per la possibilità che ne consegue di mantenere le famiglie degli affiliati in difficoltà economiche sia per operare investimenti, insinuandosi in aree all’apparenza scevre da presenze criminali.
La Provincia di Salerno
Il traffico e lo spaccio di stupefacenti, approvvigionati da fornitori provenienti prevalentemente dall’hinterland partenopeo, oltre a confermarsi largamente diffusi, restano tra i principali canali di finanziamento dei gruppi criminali della provincia. Le attività di contrasto al fenomeno hanno documentato, altresì, l’esistenza di coltivazioni, ancorché non particolarmente estese, di droghe leggere destinate al mercato locale. Inoltre, è stato rilevato un rinnovato interesse da parte di organizzazioni del posto, ancorché non di tipo mafioso, per il contrabbando di sigarette. Per quanto concerne la dislocazione dei clan sul territorio, a Salerno, nonostante i passati tentativi ad opera di gruppi emergenti di impossessarsi del controllo delle attività illecite, continua ad essere presente il clan D’AGOSTINO, le cui attività prevalenti sono il traffico di stupefacenti, l’usura, le rapine e le estorsioni493. In città si è, tuttavia, registrata una recrudescenza di reati perpetrati da giovani criminali – discendenti da storici pregiudicati – determinati a mantenere il controllo in specifiche zone della città. In tale contesto, la Polizia di Stato, ha concluso, nel mese di novembre, l’operazione “Cricket Sud”, con l’arresto di 17 soggetti, responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Tra gli indagati, il fratello ed un nipote di un esponente di spicco del gruppo D’AGOSTINO. A Vietri sul Mare è operativa la famiglia APICELLA, per la quale sono stati segnalati interessi nella gestione dei servizi di soccorso, rimozione e custodia giudiziale dei veicoli (attraverso società intestate a prestanome) e nella gestione abusiva di stabilimenti balneari. A Cava de’ Tirreni si conferma la presenza di esponenti dello storico clan BISOGNO, dedito alle estorsioni in pregiudizio di operatori economici e del gruppo CELENTANO, dedito ad attività di natura estorsiva ed al traffico di stupefacenti. Nell’area di Mercato San Severino, per decenni interessata dalla conflittualità tra i clan CAVA e GRAZIANO di Quindici (AV), è operativa una consorteria criminale facente capo alla famiglia DESIDERIO, originaria di Pagani, che attraverso sodali della zona si è imposta quale referente locale per le attività estorsive e per il traffico di stupefacenti. A Baronissi495, Fisciano e Lancusi è operativo il clan GENOVESE – influente anche su Castel San Giorgio, Siano e Bracigliano – dedito alle estorsioni, alle rapine e all’usura. I comuni della Costiera Amalfitana, pur se non manifestamente interessati dalla presenza di sodalizi camorristici, appaiono esposti alle mire della criminalità organizzata, in ragione della forte vocazione turistica che esprimono.
L’area in argomento risulta anche esposta a reati di tipo predatorio e alle truffe. Nell’agro nocerino-sarnese lo sfaldamento delle vecchie organizzazioni ha generato gruppi minori, autonomi tra di loro. A Nocera Inferiore, ove è confermata l’operatività del clan MARINIELLO, si registra, in particolare, la presenza di alcuni gruppi – guidati da soggetti di spessore già inseriti in sodalizi non più operativi – che sembrano prediligere una strategia più defilata, dedicandosi alla gestione di attività commerciali (bar e sale da gioco) in cui reinvestire i profitti illeciti, lasciando la gestione di altri reati alle nuove leve, spesso al centro di contese per la “spartizione del territorio”. Sempre a Nocera Inferiore è stata di recente monitorata una rinnovata ingerenza dello storico gruppo PIGNATARO: nel mese di agosto l’Arma dei carabinieri ha eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di 4 soggetti, tra i quali il capo clan ed un ex Consigliere comunale, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso e corruzione elettorale, nella prospettiva di favorire i sodali del gruppo con delibere urbanistiche e con l’assegnazione di commesse pubbliche. Ad Angri, le attività di contrasto hanno ridotto in modo significativo l’operatività del clan NOCERA- alias “i tempesta”. Sembra essersi così creato lo spazio per iniziative criminali di soggetti comunque collegati al citato gruppo, i quali, facendo riferimento ai loro trascorsi delinquenziali, hanno dato vita ad organizzazioni in grado di praticare una capillare attività estorsiva499. A Pagani si conferma la presenza del clan FEZZA-PETROSINO-D’AURIA, interessato ad iniziative imprenditoriali e di un gruppo facente capo alla famiglia CONTALDO, dedito alla gestione di piattaforme di scommesse clandestine e al gioco d’azzardo illegale online. A Sarno sono operativi il clan SERINO (anch’esso con rilevanti interessi nella distribuzione di videopoker, imposti in numerosi esercizi pubblici) ed alcuni esponenti del gruppo GRAZIANO (dediti alle estorsioni e all’infiltrazione negli appalti pubblici mediante ditte collegate), che si proiettano anche sui limitrofi comuni di Siano e Bracigliano. Anche a Sarno si registra la presenza di nuove leve criminali che, senza entrare in contrasto con le altre due organizzazioni, sono dedite al traffico di stupefacenti. A San Marzano sul Sarno e San Valentino Torio il vuoto di potere camorristico sembra lasciare spazio ad altre consorterie criminali provenienti dalle province di Napoli e Avellino. A queste si aggiungono nuove leve che, pur non essendo contigue a contesti di camorra, operano comunque in modo organizzato.
Anche a Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara si conferma una situazione criminale dagli equilibri mutevoli, in un contesto delinquenziale connotato dall’assenza di una locale consorteria di riferimento. Dopo la disarticolazione dello storico clan SORRENTINO risultano operativi diversi soggetti, alcuni dei quali già inseriti nel predetto sodalizio, altri collegati alle organizzazioni attive a Pagani e Nocera Inferiore, dediti al traffico e allo spaccio di stupefacenti. Il territorio del comune di Scafati, per la sua posizione di confine tra le province di Salerno e Napoli, rappresenta un importante crocevia e punto di contatto per stringere alleanze strategiche tra gruppi criminali operanti a livello interprovinciale, in particolare nel traffico di stupefacenti. Nell’area, dove in passato era egemone il sodalizio LORETO-RIDOSSO, convergono le attività delittuose anche dei clan MATRONE, D’ALESSANDRO, CESARANO e AQUINO-ANNUNZIATA. Con riferimento ad alcuni elementi di vertice del clan LORETO-RIDOSSO, si richiama l’operazione “Sarastra” condotta, nel recente passato, dalla DIA di Salerno. Dopo un complesso iter giudiziario ed all’esito di un supplemento investigativo, il 22 settembre 2017, il Tribunale di Salerno-Sezione del Riesame ha applicato la custodia cautelare in carcere a carico di un amministratore comunale di Scafati e di uno dei vertici del citato clan LORETO – RIDOSSO. Il provvedimento è stato poi confermato dalla Corte di Cassazione500. Il contesto criminale della Piana del Sele – interessata dalla presenza di importanti insediamenti produttivi – è in fase di rimodulazione. Il comprensorio di Eboli – su cui, fino agli anni ’90, operava in piena egemonia il clan MAIALE – risulta attualmente interessato dall’operatività di piccoli gruppi dediti allo spaccio di stupefacenti, a reati di tipo predatorio e alle estorsioni con il metodo del “cavallo di ritorno”. Nel semestre in esame, è stata registrata una recrudescenza di attentati dinamitardi ed è stata documentata l’ascesa di un sodalizio facente capo alla famiglia D’ALTERIO501, operante anche a Campagna. Non va, infine trascurato, il ritorno sullo scenario criminale di Eboli di esponenti di spicco del clan MAIALE e della famiglia PROCIDA. Sempre ad Eboli, il 20 dicembre, militari dell’Arma dei carabinieri hanno arrestato un latitante affiliato alla famiglia PESCE di Rosarno (RC).
A Battipaglia e Pontecagnano Faiano è presente il sodalizio PECORARO-RENNA, che vive un momento di particolare fervore operativo, attraverso le “nuove leve”. A Bellizzi, in significativa ripresa è il clan DE FEO, i cui capi storici sembrano aver recuperato la guida delle attività illecite (traffico di stupefacenti, estorsioni, riciclaggio), in contrapposizione al clan PECORARO-RENNA. Nell’Alto Cilento, in particolare ad Agropoli, si registra la presenza dei MAROTTA, famiglia di nomadi stanziali dedita ai reati di tipo predatorio, all’usura, al traffico di stupefacenti e al riciclaggio di capitali, ottenuti in prevalenza attraverso l’usura e le rapine in danno di gioiellerie perpetrate su tutto il territorio nazionale. Nel medesimo territorio si rileva la presenza di elementi del clan FABBROCINO, nonché il ritorno di storici personaggi già inseriti con ruoli di rilievo nella Nuova Camorra Organizzata503, in grado di stringere alleanze commerciali e di mutuo soccorso con i clan della provincia di Napoli
Il Cilento e il Vallo di Diano
Nel medio e basso Cilento, pur non rilevandosi la presenza di organizzazioni criminali, la particolare vocazione turistico – ricettiva, fa ritenere verosimile un interesse dei clan nel reimpiego di capitali illeciti. Per quanto attiene alla Valle del Calore, l’unico fenomeno delinquenziale registrato in zona è lo spaccio al minuto di stupefacenti, reperiti presso i vicini comuni di Sala Consilina e Atena Lucana. Il Vallo Di Diano, cerniera tra l’alta Calabria, la Campania e la Basilicata, si conferma zona d’interesse per sodalizi criminali di diversa matrice. Sul territorio sono operativi due gruppi criminali, GALLO e BALSAMO, capeggiati da due pregiudicati di spicco della criminalità di Sala Consilina, già facenti parte di un unico sodalizio dedito al traffico internazionale di stupefacenti. Nello specifico, il clan GALLO, dedito al traffico di armi e di stupefacenti e all’usura, mantiene i contatti con gruppi dell’alto Tirreno cosentino (MUTO di Cetraro e VALENTE-STUMMO di Scalea) e risulta dedito al traffico di armi e di stupefacenti. L’altro gruppo, mai entrato in conflitto con il primo, è dedito esclusivamente all’usura, ricorrendo raramente anche ad azioni violente, strumentali all’attività di recupero dei crediti vantati.