AGROPOLI. E’ stata eseguita ieri l’autopsia sul corpo di un bambino venuto alla luce privo di vita presso l’Istituto Clinico Mediterraneo di Agropoli. Sul caso è stata aperta una inchiesta con l’obiettivo di fare chiarezza sulle cause del decesso ed escludere responsabilità dei medici.
I fatti
Il parto è avvenuto la settimana scorsa presso l’ex clinica Malzoni ed ha visto protagonista una famiglia residente ad Altavilla Silentina. L’allarme per possibile complicanze, però, era stato lanciato già prima dell’arrivo nella struttura agropolese. In seguito a dolori addominali, infatti, la donna, una 28enne di origine straniera alla sua prima gravidanza, era stata visitata dalla sua ginecologa la quale aveva infatti ipotizzato una morte intrauterina del feto in quanto non era più avvertito il suo battito.
La paziente si è quindi recata in clinica ed è stata indotta al parto in seguito al quale è stato confermato che il bambino era morto. Eppure nei giorni precedenti la gravidanza tutto era regolare, il feto e la donna risultavano in buone condizioni. Ecco perché è stata sporta denuncia. Il marito si è rivolto ai carabinieri della compagnia di Agropoli e il sostituto procuratore Paolo Itri ha disposto l’autopsia.
L’inchiesta
L’inchiesta coinvolge la ginecologa che aveva in cura la paziente, ma non i medici dell’ICM di Agropoli, rappresentati dall’avvocato Marco Nigro. Consulenti tecnici del Pm Vincenzo Palumbo i dottori Adamo Maiese e Michele Del Duca. L’obiettivo è quello di verificare se vi sia un nesso causale tra il percorso di cure e la morte del feto. I risultati dell’autopsia eseguita ieri presso l’ospedale civile di Agropoli, saranno resi noti tra circa sessanta giorni.
“Quanto accaduto è, e resta, una tragedia, che va trattata con delicatezza, nel rispetto dei soggetti coinvolti e nella veridicità dei fatti – spiega l’avvocato Nigro – Va tuttavia precisato, per amore di verità, che nessuno dei sanitari dell’ICM che ha partecipato all’intervento è attualmente indagato. Ciò in quanto la paziente veniva ricoverata già con una diagnosi di MEF (morte intrauterina del feto).”