Ospedale “San Luca” al collasso: manca personale, problemi in diversi reparti

"Cardiologia chiusa, problemi in medicina d'urgenza e pronto soccorso"

Di Sergio Pinto

VALLO DELLA LUCANIA. L’ospedale “San Luca” al collasso. Nelle scorse settimane era stato il direttore generale Antonio Giordano ad ammettere per la prima volta la sua preoccupazione per il futuro della struttura, ora sono i consiglieri di minoranza, Nicola Botti e Francesca Serra, a sottolineare le criticità. Nei giorni scorsi l’incontro con alcuni medici che hanno manifestato il loro disagio per le condizioni in cui sono costretti a lavorare.

“Ci siamo intrattenuti con alcuni medici, i quali, con forte rammarico (dovuto alle condizioni in cui versa la struttura) ma anche con grande voglia di combattere per la salvare l’ospedale, ci hanno parlato di alcune problematiche”, spiega Botti. “Ci hanno riferito della loro amarezza perché non riescono più a svolgere le prestazioni e ad eseguire gli esami che fino a qualche anno fa invece realizzavano – prosegue l’esponente della minoranza consiliare – un ospedale che fino a pochi anni fa si presentava come un punto di riferimento per tutto il nostro territorio cilentano, capace da sempre di fronteggiare l’emergenza estiva (contrariamente a quanto accadrà anche questa estate)”.

Alcuni problemi si avvertono con particolare intensità: è il caso della cardiologia che con il pensionamento del primario, dott. Liguori, “ad oggi risulta chiusa”, accusa Botti. “Ciò comporta che tantissimi utenti sono costretti ad andare presso altri centri”, evidenzia. Poi ci sono i problemi del reparto di medicina d’urgenza dove c’è “carenza di personale infermieristico, la mancanza di attrezzature moderne ed idonee a trattare tutte la patologie critiche che arrivano in questo reparto”.
E poi “di notte l’ospedale risulta privo di un oculista ed anche di un otorino! Il Pronto soccorso manca di personale, soprattutto medico, oltre che di posti letto”.

“Io e la consigliera Serra visiteremo altri reparti e continueremo a denunciare, nella speranza di stimolare la rivoluzione della politica locale e riuscire così a ridare dignità alla nostra storia”, conclude Nicola Botti.

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