Karol Lapenta, appena diciottenne e quasi coetaneo della sua vittima ha origini polacche, è nato in Polonia a Bytom una piccola città che si trova nei pressi di Katowice, città natale di San Giovanni Paolo II. In Italia è arrivato alcuni anni fa grazie ad una famiglia che ha deciso di adottare lui insieme alla sorella. Chi in paese lo conosce lo descrive come un ragazzo problematico, ma nonostante ciò non ha mai avuto alcun tipo di problema con la giustizia. A Sala Consilina ha frequentato le scuole superiori e dopo aver finito gli studi ha iniziato a lavorare come macellaio in un supermercato di Montesano sulla Marcellana. Qualcuno a Buonabitacolo sapeva che ogni tanto faceva uso di marijuana: “qualche canna ogni tanto – ha detto un ragazzo che lo conosce – ma non avrei mai immaginato che potesse arrivare a tanto, addirittura ad uccidere un suo amico”. Sia sul profilo Facebook che su quello Instagram di Karol da domenica mattina sono state rimosse tutte le foto dove compare lui, scorrendo però il diario della pagina Facebook salta all’occhio un link dove, paradossalmente, si parla degli effetti “benefici” della marijuana, la droga per la quale Karol per impossessarsene ha ucciso un suo coetaneo. La famiglia adottiva è sconvolta, il padre Pasquale è un dipendente pubblico, lavora per la Regione Campania, la madre Paola invece è insegnante a Montesano sulla Marcellana ed è originaria di Sala Consilina. A Buonabitacolo tutti dicono che la famiglia del ragazzo finito in carcere con l’accusa di omicidio è una famiglia perbene, “sono due brave persone e due grandi lavoratori che non hanno mai trascurato la famiglia”. La mamma ed il papà non hanno fatto mai mancare nulla sia a Karol che alla sorella. I genitori fino a quando il figlio non è stato prelevato dai Carabinieri per essere accompagnato in caserma ed essere interrogato non avevano avuto il minimo sentore che il figlio avesse potuto commettere un reato così grave tant’è che il padre proprio sabato sera, alle 20:14 ha condiviso sulla sua pagina Facebook il link che rimandava ad un articolo in cui si parla di un gruppo di studenti maleducati e indisciplinati che per punizione erano stati costretti a zappare l’orto della scuola.