Fondo nazionale per la montagna: pioggia di fondi per Comuni di Cilento, Diano e Alburni

Contributi serviranno per il contrasto alla desertificazione commerciale

Di Katiuscia Stio

Il Ministero delle Autonomie e degli Affari regionali ha pubblicato le graduatorie relative al riparto del Fondo nazionale per la Montagna. Reintrodotto nel 2013 (dopo tre anni di azzeramento), grazie a un emendamento del Presidente Uncem Enrico Borghi; il fondo è stato destinato a iniziative di contrasto alla desertificazione commerciale, su proposta dell’ex Ministro Enrico Costa.

Il Ministero aveva pubblicato a fine 2017 la graduatoria relativa a un primo gruppo di Regioni Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia mentre nelle scorse ore è stata pubblicata la graduatoria relativa a Piemonte, Valle D’Aosta, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria.
Per la Campania i comuni beneficiari degli Alburni Calore, Cilento e Vallo di Diano sono:
Campora, Cuccaro Vetere, Lustra, Valle dell’Angelo, Aquara, Caggiano, San Rufo, Corleto Monforte, Padula, Sicignano degli Alburni.

Tre le tipologie di intervento previste e finanziate, anche cumulabili tra loro:
A) incentivazione agli esercizi commerciali per l’avvio, il mantenimento o l’ampliamento dell’offerta commerciale anche in forma di multiservizi (tra cui, acquisto di arredamento, realizzazione o partecipazione a siti di e-commerce, acquisto o noleggio di strumenti per la realizzazione di internet point);
B) servizi di consegna su ordinazione delle merci a domicilio;
C) servizi di trasporto, ove mancanti o non sufficienti a rispondere alle esigenze della popolazione locale con particolare riferimento a quella residente nelle frazioni, per il raggiungimento delle sedi dei mercati nell’ambito dei territori montani.

Alla valutazione dei progetti ha provveduto ciascuna Regione, che ha stilato la graduatoria finale tenendo conto dei seguenti criteri sulla base delle richieste presentate dai comuni: assenza o carenza di esercizi commerciali nel territorio comunale; destinazione del finanziamento ad attività commerciali che funzionino anche come dispensatrici di servizi utili per la popolazione; incremento dell’occupazione della popolazione locale; destinazione del finanziamento alla creazione di centri multiservizi in cui sia inclusa la vendita di prodotti locali.
Fondamentale poi la sensibilizzazione socio-culturale degli utenti, nelle comunità: “Compra in valle, la Montagna vivrà” è il concreto e decisivo claim scelto negli ultimi anni da Uncem per sostenere il commercio dei borghi, le botteghe e gli esercizi di prossimità, quelli che tengono in vita un paese. Vale per tutti: residenti e soprattutto turisti. Scegliere il territorio, scegliere quel negozio che rinasce e che fa bene.

«Ho seguito con particolare interesse perché sono convinto che ogni attività che finisce nei nostri piccoli comuni porta all’inevitabile desertificazione dello stesso- dichiara Vincenzo Luciano, presidente Uncem Campania- Il valore sociale del mantenimento di una qualsiasi attività nel territorio è fondamentale. Borghi ha fatto in modo che la legge andasse in porto e che si ottenessero i finanziamenti »

“Dare alla montagna nuovi strumenti per generare impresa e valore è fondamentale – evidenzia l’on. Enrico Borghi, Presidente nazionale Uncem – Il fondo di 20 milioni di euro può aiutare gli Enti locali a garantire migliori servizi e a fermare l’abbandono e lo spopolamento nelle aree interne. Dobbiamo anche avviare un lavoro intenso, con le istituzioni centrali e le Regioni, per una fiscalità peculiare e specifica nelle aree montane. Lavoreremo a una legge che affronti il tema, con concretezza e senza demagogia, rappresentando la complessità dei territori italiani. La desertificazione e la carenza di servizi sono emergenze non solo per i borghi e per i piccoli Comuni interessati, bensì per l’intera collettività, per l’Italia. Le politiche devono tenere conto dei processi sociali ed economici dei territori, orientando scelte specifiche che riducano le sperequazioni tra aree urbane e aree interne del Paese, generando coesione e crescita”.

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