Sentenza per la morte di Carlo Vitolo, Grazia Serra: “troppe decessi, bisogna fare presto”

"Provo rabbia e dolore"

Di Fiorenza Di Palma

“È stato rinviato a giudizio il dott. Mazza. Chi è? È uno dei medici già condannato per la morte di mio zio. È quello che quando andai in ospedale non mi fece entrare dicendo che mio zio stava riposando serenamente. È quello che su 4 turni di lavoro non si è mai avvicinato al letto di mio zio. Mio zio è morto nel 2009. Carlo nel 2016. Cosa provo? Rabbia. Rabbia perché erano due morti evitabili”. Così Grazia Serra, nipote di Francesco Mastrogiovanni, commenta la sentenza per la morte del 40enne agropolese Carlo Vitolo. Il Tribunale di Lagonegro ha condannato due infermieri e rinviato a giudizio il dottore Amerigo Mazza, già ritenuto responsabile della morte del maestro di Castelnuovo Cilento insieme ad altri sei medici che ora attendono il giudizio della Cassazione.

Evitabile la morte di Carlo, come quella di mio zio…

Una circostanza che lascia molte perplessità. “Credo che la morte di Carlo come quella di mio zio fosse evitabile – dice Grazia Serra- e vorrei ricordare anche la morte di Massimiliano Malzone avvenuta nello stesso reparto dell’ospedale di Sant’Arsenio. A questo punto le morti diventano troppe bisogna passare dai gridi di denuncia ai fatti”.

Negli ultimi nove anni sono tre le morti nei reparti psichiatrici degli ospedale di Vallo della Lucania e Sant’Arsenio finite al centro di indagini della magistratura. Nel 2009 quella di Mastrogiovanni, nel giugno 2015 quella di Massimiliano Malzone, originario di Montecorice, l’ultima quella del 40enne Carlo Vitolo. “Continuiamo a chiedere Giustizia per evitare che accada ad altri ma bisogna fare presto” è laconico commento di Grazia Serra.

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