Il sindaco del Rione Sanità: un atto di coraggio verso il teatro

Ieri sera la celebre commedia di Eduardo ha trovato nuova linfa grazie a una versione più rivoluzionaria dell'opera

Di Barbara Maurano

 

“ Il Sindaco del Rione Sanità”, andato in scena al De Filippo di Agropoli, è soprattutto una storia di coraggio. In primo luogo il coraggio di Eduardo De Filippo di scrivere un testo ricco di sfaccettature e di personaggi con un’ intensa psicologia. Poi il coraggio di Elledieffe, dei ragazzi del Nest – Napoli Est Teatro e di Mario Martone di approcciarsi all’opera con un occhio attento agli stravolgimenti della società. Nulla è cambiato nelle parole di Eduardo, gli ignoranti sono sempre quelli che cercano un santo in Paradiso, quelli che hanno bisogno di figure come Antonio Barracano.  Francesco Di Leva in questa nuova trasposizione parla come Eduardo, ma ha un’ altra immagine, altre movenze. È più giovane, scattante, dal look sportivo. Don Antonio  è l’immagine dell’uomo che si è fatto da solo, secondo una personale concezione di vita. Ed ha dei seguaci, uno stuolo di persone che si affidano a lui per risolvere le proprie diatribe. Non si sa chi gli abbia affidato quel ruolo, ma lui è il giudice di quel rione perché ha conquistato la stima sul campo. Una figura che ricorda molto il ruolo che la criminalità ha a Napoli. Tuttavia è errato accostare Don Antonio alla classica figura dell’uomo d’ onore. Nel testo di Eduardo e nella trasposizione di Mario Martone Don Antonio è un giudice, un simbolo, una guida. Sembra più un monito ai  boss, una via da seguire per essere davvero uomini d’onore. Don Antonio è una figura controversa e delicata, difficile da giudicare. È un uomo che, in fin dei conti, si immola per una causa. È un uomo che ha coraggio e muore con coraggio. Come tutti gli uomini di coraggio, non è semplice rapportarsi a lui. Arturo Santaniello ( Massimiliano Gallo ) dovrebbe essere l’uomo onesto che ha vissuto per il suo lavoro, ma alla fine non è altro che l’ assassino di Don Antonio. Legittima difesa? Atto voluto? Non importa, Arturo Santaniello, ancor prima di quel gesto, era stato “ una carogna “ con suo figlio. Massimiliano Gallo dà un’immagine diversa del personaggio. Sembra portare sulla scena una vecchia tradizione attoriale che si accosta alla nuova visione. Il vecchio e il nuovo si uniscono verso un unico obiettivo: far rivivere il teatro. È ciò che fanno i ragazzi del Nest quotidianamente nella periferia. È ciò che fa Elledieffe credendo in spettacoli in cui un testo di De Filippo viene riletto attraverso spunti nuovi nella messa in scena dei personaggi. Come accade con Catiello ( Adriano Pantaleo), primo personaggio a presentarsi al pubblico con il cellulare sempre a portata di mano, con le musiche moderne che accompagnano alcune scene, con la voglia di raccontare davvero qualcosa semplicemente rappresentandola perché, in fondo, il Teatro è coraggio, il coraggio di compiere le scelte giuste.

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