Capaccio Paestum, Dia sequestra tre milioni di euro a Roberto Squecco

Secondo gli investigatori era vicino al clan Marandino. "Monopolio nelle onoranze funebri ad Agropoli e Capaccio"

Di Comunicato Stampa

Secondo gli investigatori era vicino al clan Marandino. “Monopolio nelle onoranze funebri ad Agropoli e Capaccio”

Nella mattinata, la Sezione Operativa della DIA di Salerno ha eseguito una misura di prevenzione patrimoniale emessa dal Tribunale di Salerno, su proposta del Direttore della DIA, nei confronti di Roberto Squecco (52 anni, di Capaccio-Paestum), imprenditore pregiudicato operante nel settore delle onoranze funebri ed elemento contiguo allo storico clan camorristico “MARANDINO”, tuttora attivo a Capaccio-Paestum e in altri Comuni della Piana del Sele. Con lo stesso provvedimento, il Tribunale di Salerno ha anche disposto la confisca, previo sequestro, di beni e partecipazioni societarie intestate sia al coniuge N.S., sia ai terzi interessati S.M. e P.G.

Gli accertamenti patrimoniali sottesi al provvedimento reale in argomento, disposti dal Direttore della DIA nell’ambito dei poteri riconosciutigli dal codice antimafia (art.19 d.lgs. 159/2011), scaturiscono dall’analisi delle diverse vicende processuali che, nel tempo, hanno interessato lo stesso Squecco.
A suo carico, infatti, già nel 2003 figura una condanna del Tribunale di Salerno per il reato i bancarotta fraudolenta, condotta delittuosa che lo stesso ha reiterato nel 2008, con analoghe conseguenze adottate dal Tribunale di Napoli. Particolarmente significativa per delineare il profilo criminale del soggetto proposto risulta inoltre, nel 2014, l’attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Salerno e coordinata dalla DDA del capoluogo – compendiata nell’operazione “PARMENIDE” – al termine della quale Squecco è stato tratto in arresto, unitamente a MARANDINO Giovanni e ad altri correi, perché tutti ritenuti organici a un’associazione di tipo mafioso (il clan “Marandino”) dedita alle estorsioni e al prestito di danaro dietro corresponsione di tassi di interesse usurari, mediante condotte poste in essere con l’aggravante del metodo mafioso.

In particolare, al riguardo, il Tribunale di Salerno ha evidenziato significativi elementi di responsabilità a carico di Roberto Squecco sia nella partecipazione alla citata consorteria di camorra, sia nel tentativo di estorsione perpetrato dal medesimo nei confronti di un imprenditore locale, anch’egli titolare di una ditta di onoranze funebri, settore particolarmente delicato in cui il clan “Marandino” aveva deciso di investire, al fine di creare una sorta di monopolio nei territori di Agropoli e Capaccio-Paestum. Per la vicenda in argomento, Roberto Squecco è stato condannato in primo grado alla pena di anni 6 e 4 mesi di reclusione, poi ridotta in Appello e pendente tuttora in Cassazione.

Le condotte penalmente rilevanti in cui è stato coinvolto Roberto Squecco hanno pertanto consentito di instaurare il procedimento di prevenzione antimafia a carico dello stesso, al quale è stato contestato l’illecito arricchimento alimentatosi nel corso degli anni. All’esito della procedura camerale, promossa del Direttore della DIA ai sensi dell’art.17 del Codice Antimafia, il Tribunale di Salerno-Sezione Misure di Prevenzione ha disposto la confisca, previo sequestro, dei beni riconducibili al predetto, riconoscendone la pericolosità sotto una duplice veste: da un lato, per le ricadute sull’economia sana operante nel tessuto sociale di riferimento, in quanto l’azione criminosa del Roberto Squecco era indirizzata a colpire soprattutto imprenditori in difficoltà economiche; dall’altro, per le violente e documentate reazioni poste in essere dal prevenuto in caso di mancato o ritardato pagamento da parte dei debitori sottoposti a prestiti usurari.

Nel corso delle operazioni sono stati sottoposti a confisca, previo sequestro:
– la società “FUNERAL HOME di SQUECCO MARIO & Co. S.a.s.”, con sede legale a Capaccio-Paestum, oltre a tutti i beni strumentali e ogni altro bene destinato all’attività d’impresa, nonché i rapporti di credito societari e 12 autovetture integranti il patrimonio sociale;
– la società “ASSOCIAZIONE VOLONTARIA DI PUBBLICA ASSISTENZA CROCE AZZURRA ITALIA CITTÀ DI AGROPOLI O.N.L.U.S.”, con sede legale ad Agropoli, oltre a tutti i beni strumentali e ogni altro bene destinato all’attività d’impresa, nonché i rapporti di credito societari, 4 autovetture (tra le quali una lussuosa Bentley “Arnage”), 13 ambulanze e 1 carro per il soccorso stradale, tutti automezzi integranti il patrimonio sociale;
– un immobile costituito da diversi locali commerciali, ubicato a Capaccio-Paestum, su un’area di circa 1000 mq. comprensiva anche di tre terreni, la cui rendita attuale annua di locazione a esercenti locali è di circa 55.000 euro;
– un’autovettura Maserati Quattroporte intestata alla società “VIP CAR di PINTO GIUSEPPE & Co. S.a.s.”;
– diversi rapporti bancari riconducibili al proposto e alle due società,
per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro.

Al termine delle operazioni, tutti i beni sottoposti a confisca sono stati messi nella disponibilità dell’amministratore giudiziario, nominato dal Tribunale di Salerno.

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