Un caso simile sette anni fa negli USA
CAPACCIO PAESTUM. Sarebbero dischetti provenienti da impianti di depurazione quelli rinvenuti sul litorale nel febbraio scorso e tutt’ora presenti. Ad avanzare l’ipotesi è Clean Sea Life, l’associazione che si occupa di campagne di sensibilizzazione per la riduzione dei rifiuti marini e che unisce subacquei, pescatori, diportisti, bagnini, bagnanti, ragazzi e tutti i cittadini nella difesa del mare.
Le segnalazioni di questi misteriosi dischi in plastica sono ormai sempre più diffuse: l’allarme era partito intorno al 20 febbraio da Ischia, poi la costa campana, quella laziale e anche l’area sud del Lazio. A febbraio scorso le segnalazioni provenienti anche da Capaccio Paestum, proprio nello stesso periodo in cui si verificarono guasti nel depuratore di Varolato.
Del caso erano state già informate le autorità, il Reparto Ambientale Marittimo della Capitaneria di Porto, l’Arpa, i carabinieri.
Di cosa si tratti non si sa ancora con certezza ma c’è un precedente: nel marzo del 2011 un depuratore della cittadina di Hookset andò in tilt a causa delle piogge scaricando dai 4 agli 8 milioni di dischetti in mare oltre a mille metri cubi di liquame. In particolare questi dischetti sarebbero i supporti dove crescono i batteri che depurano l’acqua assimilandone i nutrienti. Ce ne sono di diverse forme e dimensioni. Se l’ipotesi fosse confermata sarebbe necessario capire la provenienza. Per farlo bisognerà comprendere dove il fenomeno ha avuto inizio. Del caso si stanno occupando anche gli oceanografi del Lamma.
Intanto l’invito dell’associazione Clean Sea Life è a rimboccarsi le maniche e a cominciare a raccoglierli; nel contempo è stato richiesto alle località costiere in cui vi sono stati avvistamenti di segnalarli.