Elezioni 2018: gli agropolesi diventano la causa della sconfitta, ma le “colpe” sono molteplici

Agropoli sotto accusa per il risultato elettorale

Di Ernesto Rocco

Agropoli sotto accusa per il risultato elettorale

Per Franco Alfieri passare dal sogno di un voto plebiscitario all’incubo di una sconfitta senza attenuati il passo è stato breve. Il candidato del Partito Democratico alla Camera dei Deputati nel collegio uninominale Agropoli doveva essere il recordman di queste elezioni, invece è risultato il terzo per numero di preferenze conquistate nei 96 comuni del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. I risultati delle urne sono stati impietosi: 34779 preferenze per Alfieri (il 26,56%) contro le 41681 della candidata del Movimento Cinque Stelle Alessia D’Alessandro (31,83%) e soprattutto le 45302 di Marzia Ferraioli, esponente della coalizione di centro destra, che con il 34,60% dei voti si è aggiudicata il posto alla Camera dei Deputati. Per l’ex sindaco di Agropoli quasi dodicimila voti di scarto, numeri incredibili per un politico definito prima del 4 marzo «campione di consensi».

Il danno maggiore ad Agropoli: la città che nel 2012 gli aveva riconosciuto il 90% delle preferenze, lo scorso 4 marzo ha più che dimezzato i suoi voti (solo il 41%), meno anche di quelli attribuiti al sindaco in carica Adamo Coppola lo scorso anno. Eppure proprio con il comune capofila del Cilento Alfieri sperava di compensare le sconfitte maturate in altre zone del collegio, su tutte Vallo della Lucania, Centola, Ascea, Sapri e il Vallo di Diano.

A 24 ore dal voto è il tempo dell’analisi. Se dopo il risultato, lunedì mattina, montava la delusione, oggi emerge la rabbia. Quella di Alfieri ma soprattutto dei suoi sostenitori, alcuni dei quali si mostrano delusi soprattutto dal comportamento degli agropolesi accusati di “aver perso una grande occasione”. Eppure pensare che i cittadini siano autolesionisti è inopportuno. Probabilmente bisognerebbe fermarsi e riflettere, andare a fondo di una sconfitta che ha le sue cause.

Quella di Alfieri, infatti, è figlia di numerosi fattori, almeno concentrando l’attenzione su Agropoli: problemi irrisolti sul territorio, vedi la questione ospedale, un’amministrazione comunale che in meno di un anno ha determinato un disinnamoramento verso questo schieramento politico, la scelta di Alfieri di circondarsi sempre dei soliti personaggi, alcuni dei quali invisi ad una città che ha deciso di porre fine a questo “sistema”, il forte legame con De Luca che negli ultimi tempi si è rivelato controproducente, la mancanza da parte dei suoi fedelissimi dell’impegno nel fare quella famosa “campagna elettorale porta a porta” che li vede maestri quando sono impegnati in prima persona alle amministrative.

Fuori Agropoli, invece, la questione è più ampia. Se è vero che Franco Alfieri tanto ha fatto da amministratore provinciale e regionale (è questo che è stato ricordato durante la campagna elettorale), i cittadini raramente lo hanno visto presente sui territori, lo hanno apprezzato solo di riflesso grazie all’eco del lavoro svolto nel suo comprensorio. Ciò è stato controproducente poiché in molti hanno temuto di rappresentare per lui solo un serbatoio di voti. Una paura emersa soprattutto nelle aree interne come Alburni e Valdiano, afflitte da tanti problemi e troppo spesso dimenticate e nel Golfo di Policastro, periferia del Cilento. L’Agropoli-centrismo, quindi, è stato deleterio per un candidato che avrebbe dovuto rappresentare 96 comuni. E infine le frasi sulle fritture di pesce e la polemica su Angelo Vassallo. Più la prima che la seconda, a dire il vero, hanno inciso e non poco sul voto.

Tutto ciò va detto tenendo in mente una premessa: il fattore determinante per il territorio come per tutta la Nazione è stata la voglia di cambiamento, di dare una spallata ad un Pd mai realmente vicino alle esigenze dei cittadini. Anche  il collegio Agropoli ha scelto di voltare pagina senza guardare in faccia al suo candidato. A questo si aggiunga che il territorio è stato sempre, storicamente, di centro-destra. Agropoli in tal senso è stato uno dei pochi comuni a reggere l’onda d’urto con Alfieri che benché con poco margine è risultato il primo eletto in città. Ovviamente lui e i suoi sostenitori si aspettavano altri dati, come Alfieri era stato in grado di fare in passato.

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